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Come ammazzare il capo 2

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VOTO: 6

Avere un Docciamico per amico

Imbattersi nella versione doppiata di Horrible Bosses 2, titolo italiano Come ammazzare il capo 2, senza aver prima visto il capitolo iniziale della farsesca mini-saga cinematografica made in Usa, può significare un coefficiente di difficoltà degno del più acrobatico dei tuffi dal trampolino, sotto certi punti di vista. Il punto di vista di chi deve scriverne, per esempio. Sì, perché la prima impressione è che nel doppiaggio si perda o si ridimensioni una quota importante di quei giochi di parole e dei dialoghi politicamente scorretti, su cui si poggia buona parte della comicità espressa nel film. D’altro canto ci sono anche sketch che potrebbero risultare più divertenti, se si conoscessero meglio le prerogative caratteriali, i rapporti interpersonali e le precedenti vicissitudini del terzetto di amici, smanioso qui di imporre sul mercato una singolare invenzione: il “Docciamico”. Sopravvoliamo pure sulla sua funzione e sulle catastrofiche dimostrazioni del prodotto, offerte dai tre compari nel corso di una trasmissione televisiva, all’inizio del film.

L’improbabile storia di truffe e rapimenti che ne deriva, invece, è lo spunto per una serie di pittoresche avventure, che strappano qualche sorriso sia per la demenzialità delle gag che per una scanzonata parafrasi di altri generi decisamente più tosti, come il poliziesco; tale parafrasi, però, raramente si trova a brillare per originalità. Ecco, se paragonato agli esiti più convincenti (e divertenti) di altri cicli cinematografici affini, come quello inaugurato da Todd Phillips con Una notte da leoni, il lungometraggio diretto con mano veloce e un po’ modaiola da Sean Anders (montaggio ipercinetico e tanto movimento in scena, a conferire un timbro modello MTV alle sequenze più caratterizzanti) paga pegno sia in termini di mordente, che di applicazione del “politically incorrect” a una sceneggiatura tutto sommato esile. Gli attori ce la mettono comunque tutta per vivacizzare la ricetta, riuscendoci anche, nei momenti più gustosi. Tale è il frangente in cui Jason Bateman, Charlie Day e Jason Sudeikis studiano il piano del rapimento e di come poi ottenere il riscatto, per esempio. Mentre Kevin Spacey, loro avversario e star del precedente film, beneficia qui di un simpatico cameo in carcere, il valente Christoph Waltz non sembra avere sufficienti spazi di manovra, spazi che gli permettano di brillare come suo solito. Da segnalare infine Jennifer Aniston, che con un look a metà tra vamp e ragazza della porta accanto azzecca ancora una volta i toni giusti, per imporsi con una presenza avvenente e al contempo spassosa.

Stefano Coccia

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