Algoritmi imparziali
La società moderna deve rispondere a due fondamentali domande: cosa comporta il fatto che l’Intelligenza Artificiale sia sempre più in controllo delle nostre libertà? E quali sono le conseguenze dei pregiudizi dell’intelligenza artificiale? Quando scopre che la maggior parte dei programmi di riconoscimento facciale non identificano correttamente i volti delle persone di carnagione più scura e delle donne, la ricercatrice del MIT Media Lab Joy Boulamwini decide di investigare i diffusi pregiudizi presenti negli algoritmi. Il risultato di questa ricerca va a confluire nei 90’ di Coded Bias perché, a quanto pare, l’intelligenza artificiale non è imparziale e sono proprio le donne come la Boulamwini a condurre le fila di questa battaglia per tutelare i nostri diritti civili.
A raccogliere i frutti di questo importante lavoro sul campo, rimettendo insieme tutti i tasselli utili a portare a galla una verità scomoda che era letteralmente sotto gli occhi di tutti, ci ha pensato il documentario di Shalini Kantayya che, dopo un fortunato e pluridecorato percorso festivaliero partito dal Sundance Film Festival, ha fatto tappa sugli schermi virtuali dell’edizione online del Trieste Science + Fiction Festival 2020, laddove è stato presentato nella sezione “Mondofuturo”.
Coded Bias nasce e si sviluppa come un’inchiesta giornalistica a tutti gli effetti e in quanto tale va a raccogliere tutte quelle testimonianze e quegli indizi destinati a diventare delle prove evidenti, per non dire schiaccianti. Per raccoglierle, l’autrice si muove tra gli Stati Uniti e la Cina, passando per Londra e Hong Kong. È lì, dove hanno sede le grandi multinazionali della comunicazione come Amazon o Facebook, che nascono quegli algoritmi della discordia, che seminano ingiustizie, mettono in atto pratiche discriminatori e arrivano a violare la privacy. Una catena di cause ed effetti che va a gonfiare una “bolla” destinata prima o poi a esplodere. Il tutto quando all’orizzonte si intravedono dubbi costituzionali e pericolo costante di diventare vittime di uno Stato di sorveglianza.
Kantayya pedina la Boulamwini durante la sua ricerca e nel mentre raccoglie altre significative testimonianze con interviste frontali a studiosi, scrittori, informatici, giornalisti, politici e attivisti, creando un animato contraddittorio sul tema in questione. Si parte dalla nascita dell’Intelligenza Artificiale e si arriva sino alle contestabili applicazioni dei giorni nostri, con gli algoritmi incriminati utilizzati per il riconoscimento facciale che fanno da apripista a un dibattito più ampio su quali siano i limiti da non oltrepassare nell’utilizzo di certe tecnologie.
Francesco Del Grosso