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Notte nuda

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VOTO: 6

I segreti del bosco

Il Fantafestival, si sa, è, ormai da diversi anni, una delle manifestazioni cinematografiche più coinvolgenti e spassose della Capitale, oltre a essere un’importante vetrina per prodotti cinematografici – nostrani e non – il più delle volte low budget. E così, anche quest’anno, ha preso il via questo importante appuntamento con la settima arte in uno dei suoi generi più amati, giunto ormai alla trentottesima edizione. Tra i lungometraggi in anteprima, non è passato sotto silenzio il controverso Notte nuda, per la regia di Lorenzo Lepori e scritto dallo stesso Lepori insieme ad Antonio Tentori. Con una messa in scena che prevede la presenza di mostri, inquietanti boschi e persino pseudo zombie, Lepori ha voluto raccontarci le vicende di Paolo (Pascal Persiano), un uomo di mezza età che, in piena crisi esistenziale, decide di andare a trovare l’amico Andrea (Henrj Bartolini), il quale gli presenterà la giovane e disponibile Milena. Tutto sembra andare per il meglio, finché, dopo una notte di baldoria, i due amici verranno attaccati da una banda di rapinatori (conosciuti da Milena). A termine dello scontro, però, sarà proprio la ragazza a perdere la vita e, al fine di sbarazzarsi del corpo, Paolo e Andrea lo faranno a pezzi mettendolo in una valigia, da abbandonare in un bosco poco lontano, che, tuttavia, si rivelerà infestato da misteriose presenze.

Sin dai primi minuti, ciò che immediatamente colpisce di un lavoro come Notte nuda è il carattere quasi amatoriale, con un copioso uso di macchina a spalla, una regia apparentemente improvvisata, dialoghi spesso eccessivi e personaggi che, in un primo momento, sembrano del tutto sconnessi l’uno con l’altro. Sono scelte registiche, queste, che, come buona tradizione del Fantafestival vuole, spesso strappano qualche battutina o qualche involontaria risata tra le poltrone della sala. Eppure, malgrado questo suo essere così sbilanciato, malgrado gli evidenti errori presenti al proprio interno, di sicuro non si può non riconoscere al presente lavoro una sana sincerità di base e, non per ultimo, un significato intrinseco che lo fa metafora della violenza sulle donne (molto significativa, a tal proposito, la figura femminile presente all’interno del bosco che osserva di nascosto i protagonisti), uno dei principali temi riguardanti questo periodo storico che stiamo vivendo. La figura della donna, dal canto proprio, viene rappresentata, di volta in volta, vittima, carnefice, creatura soprannaturale, soggetta troppe volte alla violenza da parte di chi le sta vicino, eppure spiritualmente molto più forte di quanto si possa immaginare. Tale spiritualità viene sottolineata ancor di più grazie all’elemento del bosco, il quale, a sua volta, ha inevitabilmente riportato con mente la maggior parte del pubblico all’ormai (s)cult Il Bosco 1, diretto nel 1988 da Andrea Marfori, presente anch’egli a questa trentottesima edizione del Fantafestival con il suo Quest of Fear. Il tutto, dunque, sta a comporre un lungometraggio bizzarro e fortemente imperfetto, sincero e a tratti quasi ingenuo, ma che, proprio per questa sua forma grezza, ha saputo strappare al pubblico più di una risata di cuore.

Marina Pavido

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