L’amore al tempo dei gitani
Il film di esordio di Arantxa Echevarria, vincitore del Premio Goya 2019 come miglior Opera Prima, presentato alla 12a edizione del Festival del Cinema Spagnolo, sorprende e colpisce per la potenza del tema trattato e la freschezza ed autenticità con cui viene raccontato. Carmen y Lola ci catapulta in un mondo nel mondo, la comunità gitana dei sobborghi di Madrid; una vera immersione nella vita e nella cultura gitana, con le sue regole, i suoi rituali, la sua fede, in cui si muovono ed annaspano le due protagoniste.
Il film si apre con una significativa immagine di Carmen, gitana perfettamente integrata nella comunità, destinata quindi a sposarsi presto, obbedire al marito ed avere tanti figli, la cui unica aspirazione ulteriore è quella che il mondo vuole da una donna gitana: lavorare come parrucchiera. Il suo incontro con Lola, adolescente ribelle che non accetta di sottostare a quello che è il destino comune alle donne della comunità, anelando invece alla libertà e a un lavoro da insegnante, la loro crescente complicità e la nascita di un sentimento diverso, innescheranno un processo esplosivo che sconvolgerà l’equilibrio delle loro vite e quella del loro mondo.
La regista descrive con delicatezza tutta femminile il rapporto tra le due giovani donne, l’impulsività e la passionalità di Lola che spaventa ma conquista la sottomessa Carmen, la scoperta di quest’ultima di un sentimento nuovo, la complicità che si trasforma in amore. Delle due, sia per carattere che per l’istintività tipica della più giovane età, è Lola quella senza dubbi ed incertezze; Carmen dovrà lottare prima di tutto con sé stessa e le credenze ataviche della sua gente, insite in lei, per accettare di amare un’altra donna. Ma quando la bomba scoppierà, sarà infine lei a prendere le redini, aiutata dall’amica di Lola, Paqui, per liberare entrambe dall’ostracismo della comunità in una fuga che ricorda lontanamente, seppur in circostanze diverse e con un finale aperto alla speranza, la fuga di Thelma & Louise.
Un film, questo della Echevarria, dal forte impatto sociale ed emotivo; in Carmen y Lola girato tra mercatini, case e quartieri dei sobborghi di Madrid, la regista descrive con occhio attento, ma senza invaderlo, il mondo dei gitani spagnoli, il loro voler preservare la propria cultura dalla contaminazione dei gagi, denunciando al contempo il ruolo della donna in una società fortemente maschilista. Ma con la storia di Carmen e Lola la regista va ancora oltre, affrontando lo scottante tema del lesbismo nella comunità gitana. L’omosessualità è peccato e non può essere assolutamente accettata in questa cultura profondamente religiosa, tantomeno quella femminile, che viene considerata piuttosto come una malattia o una possessione demoniaca; Lola verrà infatti portata dal padre dal pastore della comunità per essere esorcizzata, ma la volontà della giovane, se pur provata, resta intatta. Disconosciuta dalla famiglia, l’unica possibilità resta la fuga da questo mondo chiuso; tra libertà e sicurezza, Carmen e Lola scelgono la libertà.
La Echevarria sembra osservare tutto attraverso gli occhi di Paqui, figura determinante nella vita di Lola e nella sua crescita verso l’autoconsapevolezza; e manifesta il suo pensiero aiutando le due giovani innamorate, dando loro un finale di speranza. Perché, aldilà delle personali scelte sessuali, Carmen y Lola è un film sull’amore; sulla freschezza e la forza del primo amore, che supera ogni ostacolo. La storia di Romeo e Giulietta al giorno d’oggi, una favola gitana descritta con sensibilità e poeticità… cui la Echevarria concede il lieto fine che tutti i romantici avevano sognato per gli amanti shakesperiani.
Michela Aloisi