Dwayne Johnson antieroe per la DC Comics e star di un film confusionario
La fittizia nazione di Kahndaq, in medioriente, ha alle spalle una storia che la vede oggetto di dominazione e angherie da parte di potenze ed eserciti straniere. L’ultima di queste, in ordine di tempo, è la Intergang, una spietata compagnia di mercenari, dotata di strabilianti tecnologie il cui funzionamento è permesso dal rarissimo minerale di cui Kahndaq è ricca: l’Eternium. Una coraggiosa archeologa, Adrianna Tomaz (Sarah Shahi), assieme ad alcuni amici, cerca però di trovare la tomba dell’antico difensore del paese, il potentissimo Teth Adam (Dwayne Johnson), che già cinquemila anni prima aveva sconfitto un malvagio re e ridato la libertà al popolo il quale, ancora oggi, lo ricorda con reverenza e monumenti. Nella tomba è nascosto anche un artefatto in grado di fornire sconfinati poteri: una corona fabbricata anch’essa con il ricercato cristallo Eternium.
Ovviamente non tutto va per il verso giusto, poiché nel raffazzonato team di ricercatori si cela nientemeno che il leader della Intergang, Ishmael Gregor (Marwan Kenzari), pronto a impadronirsi della corona e a prendere il controllo del paese e poi del mondo. Nella lotta che ne segue, viene risvegliato proprio Teth Adam che, a quanto pare, non è per niente interessato a rispettare il codice d’onore dei cosiddetti “eroi”, tanto da abbandonarsi ad una carneficina che lascia sul campo decine e decine di soldati invasori. Solo il figlio della professoressa Tomaz, il giovane Amon (Bodhi Sabongui), sembra impressionato da tanta forza, perché la stessa studiosa comincia a capire che il reale carattere del redivivo campione può avere conseguenze catastrofiche sul mondo. Non è la sola: la Justice Society, gruppo di supereroi, preoccupatissima per il precipitare degli eventi, decide di intervenire. La squadra, composta dal Dr. Fate (Pierce Brosnan), da Hawkman (Aldis Hodge) e dalle reclute Cyclone (Quintessa Swindel) e Atom Smasher (Noah Centineo) si mette quindi sulle tracce di Adam, mentre la battaglia per il controllo di Kahndaq è appena cominciata, con tanto di forze soprannaturali che sperano di essere finalmente libere di portare la distruzione sulla Terra.
La storia di Black Adam, adrenalinico film di Jaume Collet-Serra (che aveva già diretto Dwayne Johnson nel recente Jungle Cruise), è firmata addirittura da tre sceneggiatori (Adam Sztykiel, Rory Haines e Sohrab Noshirvani) ma è in realtà il tentativo di mettere assieme molteplici incarnazioni e manipolazioni del personaggio creato nel 1945 da Otto Binder e Charles Clarence Beck. Inutile riepilogare qui le vicende di un antieroe inizialmente pensato come antico egizio ammazzafaraoni, basti dire che il lavoro fatto su decenni di albi a fumetti ha portato a questa versione del tutto originale che però, al tempo stesso, ha qualcosa in comune con tutte le altre. La prima parte ha certamente un che di originale, dal momento che non siamo soliti vedere sugli schermi un tale massacro di criminali, per giunta portato a termine reiteratamente e senza il minimo rimorso. Una deriva pericolosa che, non a caso, attrae dei supereroi più tradizionali. Bene, al proposito, vedere in azione un gruppo ampiamente ignorato dal cinema come la Justice Society, in particolare l’enigmatico Dr. Fate. Meno bene le caratterizzazioni decisamente bidimensionali dei suoi membri, in particolare, di nuovo, lo stesso Dr. Fate. Con l’andare della vicenda l’originalità iniziale si perde in una sequenza di effetti speciali, distruzioni, computer grafica e scazzottate che, dopo più di dieci anni di “cinecomic”, cominciano a somigliarsi un po’ tutte. E nonostante la pellicola sia tratta da un fumetto, va detto che qualche ingenuità e incongruenza eccessiva si nota, difetto poco perdonabile in passato, figuriamoci oggi che, oltretutto, di film del genere ne abbiamo visti parecchi. Alcune fra le più evidenti: com’è possibile che una formazione di mercenari dal nome improbabile, benché numerosa, domini indisturbata un paese che custodice uno dei minerali più importanti dell’universo? Anche perché in realtà, e lo leggiamo drammaticamente sui giornali, le nazioni si massacrano per molto meno, figuriamoci per una cosa come l’Eternium. Com’è possibile che in cinquemila anni nessuno abbia trovato la tomba di Seth Adam e ci riesca oggi la dottoressa Tomaz, senza soldi e senza un programma di ricerca, solo leggendo dei libri e facendosi scarrozzare dal fratello in un vecchio furgone da elettricista? Dottoressa Tomaz che, senza mai un capello fuoriposto, affronta un’orda di non-morti aiutata da un bastone e da un manipolo di poco plausibili cittadini guidati dal figlio Amon che, tra l’altro, si sposta sui campi di battaglia in… skateboard. Gli interrogativi che un qualsiasi spettatore può porsi sono molti altri e a nulla vale un tardivo colpo di scena. Si tratta insomma di due ore che possono essere divertenti, sempre che non si voglia pensare troppo. Rimane il rammarico di veder gettare via delle interessanti premesse, annacquando così un racconto che finisce in una grande confusione. Almeno c’è l’innegabile presenza scenica di Dwayne Johnson.
Massimo Brigandì