Il valore della ‘melodia’ e della memoria
«L’idea alla base del film nasce dalla necessità di ristabilire il percorso biografico di “Bella Ciao” alla luce del suo essere diventata canzone internazionale. Una necessità che diventa più urgente in questo momento storico di passaggio, dove la Memoria della Seconda Guerra Mondiale – raccontata dalla viva voce di chi ha vissuto l’occupazione nazifascista – lascia il passo alla Storia, intesa come racconto del passato attraverso le fonti documentali». Ci è apparso opportuno esordire con le parole della regista Giulia Giapponesi (co-sceneggiatrice insieme ad Armando Maria Trotta) in quanto ben racchiudono gli intenti da cui tutto si è mosso, che, a nostro parere, sono stati rispettati in particolare in una prospettiva di avvicinarsi e avvicinare i giovani, senza (s)cadere nella trappola dell’essere didascalici. Non ci sembra neanche casuale che il soggetto sia venuto alla Giapponesi se pensiamo che si è affacciata al mondo del cinema nell’inedita veste di attivista culturale e nel 2012 ha fondato, presiedendo per oltre quattro anni, l’associazione Kinodromo, con l’intento di promuovere le produzioni indipendenti italiane e gestendo la programmazione di un piccolo art cinema bolognese. Questo denota un carattere forte e deciso nel dar voce e spazio a chi non
I trentenni già la conoscono come inno dei partigiani, eppure non sappiamo quanti di loro sappiano come sia nata e la sua evoluzione; per i giovanissimi può essere capitato che l’abbiano scoperta come colonna sonora della serie Netflix La casa di Carta.
Associamo questo brano alla nostra Storia e, nello specifico, ai partigiani; uno dei punti di interesse di questo lavoro consiste nello scavare nelle culture e nel tempo – volutamente non sveliamo alcuni aspetti connessi alla melodia o a richiami precedenti.
Ciò che colpisce è come un brano possa divenire un canto di lotta (nell’accezione positiva del termine) – ora per ciò che dice, quindi attraverso le parole originarie che conosciamo in italiano, ora per la sua melodia con le parole che vengono adeguate in base alla lingua e alla situazione – a seconda delle generazioni e anche dei Paesi. Un punto è in comune: viene presa ‘in prestito’ da «tutti coloro che si sentono oppressi e ci ricorda che il più grande omaggio alla memoria della Resistenza è continuare a lottare per la libertà», ha evidenziato la regista.
L’opera riesce a tenere trasversalmente alta l’attenzione anche grazie alle testimonianze scelte, (ne citiamo alcune) da Vinicio Capossela a Stefano Bellotti detto ‘Cisco’ (ex cantante Modena City Ramblers), da Fausto Giovannardi (ingegnere e autore di una scoperta sulla melodia di “Bella Ciao”) a Banu Ozdemir (attivista politica turca incarcerata per aver diffuso i video di “Bella Ciao” dalle moschee) passando per Giacomo Scaramuzza (comandante partigiano di 98 anni e giornalista). Materiale d’archivio inedito e immagini di cronaca dal mondo s’intrecciano con la voce delle memorie dei testimoni della Resistenza ancora in vita e con quella degli attivisti che nelle lotte in Cile, Turchia, Iraq e in Kurdistan hanno deciso di cantare “Bella Ciao”.
«Il suo messaggio universale di libertà risiede nella sua semplicità e bellezza, una sorta di lasciapassare che le permette di superare barriere culturali e linguistiche». Indubbiamente assistere a quest’opera oggi, per il momento storico-politico che stiamo vivendo, tocca ulteriormente e suscita riflessioni sulla potenza di un brano che può unire, a cui aggrapparsi in momenti difficili, di guerra.
«I partigiani sono quelli che oggi resistono di fronte a qualsiasi tipo di fascismo nel mondo», afferma Hazal Koyuncuer, portavoce della comunità curda.
Presentato in anteprima mondiale come evento speciale al Bif&st 2022, Bella Ciao – Per la libertà è distribuito da I Wonder Pictures come uscita evento dall’11 al 13 aprile per poi essere trasmesso – avvicinandosi alla data del 25 aprile – in prima serata su RaiTre.
Maria Lucia Tangorra