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Becoming Astrid

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VOTO: 8,5

Il romanzo di una vita

Bello. Emozionante. Vero. Il lungometraggio d’apertura dell’8a edizione del Nordic Film Fest è lo svedese Becoming Astrid, di Pernille Fischer Christensen; il film racconta, romanzescamente ma non troppo, la vera storia di Astrid Lindgren, la più amata scrittrice di Svezia, famosa in tutto il mondo per essere la creatrice di “Pippi Calzelunghe”. Presenti in sala, la protagonista Alba August ed il produttore Lars G. Lindström.

Becoming Astrid è la storia di Astrid prima di Pippi; Astrid ragazza nel villaggio dove è nata, Astrid in famiglia con i suoi genitori e i suoi fratelli e sorelle, Astrid che inizia a lavorare nel giornale del paese ed ha una lunga storia con il suo capo, da cui avrà un figlio, Lars; quel figlio che le cambierà la vita, che la costringerà a trasferirsi a Stoccolma, a partorire segretamente in Danimarca, dove lascerà il piccolo per quasi tre anni prima di prenderlo con sé. La vita di Astrid Lindgren è un romanzo a tratti ancor più affascinante delle storie da lei scritte e che la rendono immortale. Tre i capisaldi di questo film e della vita di Astrid: il profondo amore che lega i suoi genitori; il bellissimo paesaggio teatro della sua infanzia ed adolescenza; la perdita e la riconquista del figlio dato in adozione, ferita che la segnerà per tutta la vita e che incanalerà poi nei suoi scritti.

La protagonista ben interpreta le mille sfumature di questa figura femminile forte, ribelle ed anticonformista fin dalla sua adolescenza. Nella Svezia degli anni 20, cresciuta in una famiglia molto religiosa in un villaggio dove il pettegolezzo è dietro l’angolo, Astrid, il cui talento per la scrittura si palesa ben presto, sovverte le regole innamorandosi di un uomo sposato – seppur in procinto di divorziare- e mette al mondo un bambino senza padre; un bambino partorito segretamente in Danimarca, per permettere al padre di concludere la causa di divorzio senza esser accusato di adulterio (che all’epoca era un crimine) e quindi, una volta libero, di sposarla. Ma le cose andranno diversamente, e la vita di Astrid cambierà radicalmente. Il tempo, l’attesa, il dolore per non poter crescere il suo piccolo, le diverse priorità e non ultima la grande differenza d’età, la spingeranno a por fine alla travagliata storia e a trasferirsi definitivamente a Stoccolma, dove inizierà a lavorare come segretaria e troverà casa per lei e Lars.

Toccante e profonda l’analisi del rapporto tra i due; cresciuto in Danimarca da una mamma e fratelli adottivi, inizialmente il bambino non accetta Astrid come sua madre e lei, per il suo bene, decide di lasciarlo alla madre adottiva; solo quando questa si ammalerà e non potrà più tenerlo, deciderà di portarlo via con sé; ma conquistare l’amore di suo figlio sarà un’altra battaglia che Astrid dovrà combattere, oltre a quella di far accettare alla sua famiglia la condizione di madre sola. Una battaglia che Astrid vincerà. Quello che accadrà dopo, il film ce lo dice solo nelle didascaliche note finali. Sullo schermo, assistiamo solamente all’incontro con il suo futuro marito Sture; ma questa è un’altra storia.

Michela Aloisi

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