Come si racconta una tragedia?
Domanda complessa e per la quale non esiste una risposta univoca. Ci offre la sua risposta il regista e comico canadese Séan Devlin, con questo suo Asog, già premiato dal pubblico al Vancouver International Film Festival ed ora presente in concorso al 38° Mix Festival.
La pellicola riprende il tema dell’indagine sulle tragiche conseguenze del Tifone Haiyan che nel 2013 colpì le Filippine, già affrontato da Devlin con il film del 2018 When the Storm Fades. Tuttavia, se in quel film ci si concentrava di più sugli effetti immediati, qui invece, anche per via degli anni che oramai si sono accumulati, ci si concentra sugli effetti a lungo termine, nei quali risulta coinvolto anche il cambiamento climatico. Al centro della storia, nel doppio ruolo di voce narrante e interprete, troviamo Rey Jaya Aclao, performer transessuale molto nota in patria. Jaya, insieme all’allievo Arnel Pablo, attraverseranno le Filippine, incontrando i vari effetti di Yolanda, così il Tifone viene chiamato nell’arcipelago, e prenderanno coscienza di come certi cambiamenti non siano più reversibili. Sempre come nella pellicola del 2018, il regista canadese sceglie di mescolare il piano documentaristico e quella di finzione, creando un racconto ibrido. Fin dall’inizio nella pellicola si dipanano diversi fili narrativi, con molti livelli di narrazione che si intersecano. A questi si somma anche un livello di narrazione tra extradiegetico e diegetico con l’espediente di rendere la protagonista sia voce narrante esterna sia interprete della pellicola, che permette al film di introdurre lo spettatore nella realtà delle Filippine dopo il disastro del tifone. In alcune parti, grazie all’intreccio sapientemente dosato dei vari piani narrativi, l’opera assume quasi una dimensione da flusso di coscienza. Risulta anche molto interessante il passaggio tra parte documentaristica e parte di finzione. Lo stacco non è mai netto, i due piani risultano sempre fortemente intersecati. Una struttura che concede allo spettatore il tempo e il modo di assimilare le informazioni e di prendere così coscienza della situazione delle Filippine, un paese che sta duramente subendo gli effetti negativi del cambiamento climatico. Il modo scelto per far entrare nel film e nella coscienza degli spettatori il mondo reale è la carrellata a procedere, ve ne sono diverse in occasione delle varie sezioni documentaristiche, e sempre riescono a stupire per perizia tecnica e per ciò che disvelano. Al tutto si unisce anche una sottile riflessione, lungo tutto il film, circa la situazione della comunità queer nelle Filippine e su come tale identità sia vissuta nel paese asiatico. Film di regia e scrittura attente ed eleganti, con una protagonista carismatica, Asog ci restituisce un complesso arazzo di caratteri e storie, le quali non vanno a formare semplicemente un racconto, ma un’intera realtà, quella delle Filippine odierne, nelle quali lo spirito delle persone riesce a essere più forte anche di un tifone.
Luca Bovio