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As Far As I Can Walk

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VOTO: 7

Il viaggio del cuore

Già vincitore del Globo di Cristallo per il miglior film al 55th Karlovy Vary International Film Festival, As Far as I Can Walk (Strahinja Banović, in originale) del serbo Stefan Arsenijević ha ricevuto una menzione speciale alla 33ma edizione del Trieste Film Festivalper l’umanità dimostrata dalla storia – in cui uno dei temi più scottanti nell’Europa di oggi si fonde con un amore di proporzioni epiche – e per il linguaggio fortemente cinematografico con cui il regista Stefan Arsenijević la racconta.”

L’idea di Arsenijevic è ambiziosa: riadattare in chiave moderna un epico poema serbo medievale, che racconta il viaggio del nobile cavaliere Strahinja Banović per salvare e riportare a casa la moglie Anelija, rapita dai turchi. Una storia che era già stata portata sul grande schermo ne Il Falcone, film del 1982 diretto da Vatroslav Mimica, con Franco Nero ad interpretare Strahinja; ma l’adattamento di Arsenijavic è in chiave moderna ed assolutamente atipica: l’eroe serbo e sua moglie sono infatti due migranti economici provenienti dal Ghana alla ricerca di un futuro migliore in Europa. Rigettati dalla Germania e bloccati in Serbia, vivono da rifugiati in attesa di asilo; ma mentre Strahinja riesce a trovare il suo posto come calciatore in una squadra locale, sua moglie Ababuo, attrice professionista, è insoddisfatta. Coglie così l’occasione di accompagnarsi a due rifugiati siriani in viaggio verso l’Inghilterra per provare a realizzare i suo sogni; fuggendo di nascosto dal marito senza una parola di spiegazione. Come l’eroe medievale, il moderno Strahinja metterà se stesso e il suo futuro in gioco per raggiungere e riportare a casa l’amata moglie.

As Far as I Can Walk racconta una storia d’amore senza tempo; stilisticamente, l’accostamento dei versi del poema alla narrazione è il fil rouge che si dipana lungo tutto il viaggio dell’eroe, ma è anche l’unico diretto collegamento con l’originale poema epico medievale. Il regista sembra infatti prendere quasi a pretesto Strahinja Banović per raccontare una storia moderna di rifugiati che lottano per avere una vita completa ed una realizzazione anche professionale; Arsenijavic, seguendo l’eroe serbo-africano nel suo viaggio per riconquistare l’amata, ci mostra non solo la condizione degli immigrati di passaggio a Belgrado (che da grande snodo per i migranti si è trasformata, in seguito alla chiusura della rotta balcanica nel marzo 2016, in punto d’arrivo per gli stessi), ma anche e soprattutto la necessità di andare oltre l’etichetta di “rifugiato” per far riguadagnare a Strahinja ed Ababuo, e a tutti i migranti, lo status originario di “essere umano”.

Strahinja Banović, nell’adattamento di Arsenijavic, pur volendo mantenere la centralità della storia d’amore, nel suo dipanarsi sposta l’attenzione verso il viaggio: quello del protagonista, per raggiungere l’amata, quello di Ababuo, verso un futuro che le permetta di realizzarsi, quello di tutti i migranti che da Belgrado cercano di raggiungere clandestinamente la confinante Ungheria. Un viaggio che ognuno intraprende per una ragione diversa, ma tutti alla ricerca di qualcosa. Ed è forse qui che il viaggio riporta il protagonista all’eroe medievale: se gli altri prendono la ‘rotta dei Balcani’ per ragioni prevalentemente materiali, il moderno Strahinja del film di Arsenijavic la segue solamente per Amore.

Michela Aloisi

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