Il lato oscuro di Heidi
Un titolo invitante ed un incipit da film giallo, il mistero del bracciante scomparso sull’Alpe d’Arena trovato morto dieci mesi dopo, danno colore a quel che si rivela essere principalmente un documentario che racconta la spartana vita di montagna.
In rassegna a Cinema svizzero a venezia#10 – Winter Edition, Anche stanotte le mucche danzeranno sul tetto del lucernese Aldo Gugolz, girato per circa due anni, segue la vita dell’alpigiano Fabiano Rauber nella sua Capanna Alpe Arena, rifugio di montagna della ticinese Vergeletto, tra mucche, capre e formaggio, cui si aggiungono nel tempo una moglie, Eva, ed una morte misteriosa che farà calare su Fabiano, che aveva assunto Nikola Hadziev, il bracciante poi scomparso, un alone di sospetto.
Per chi, come chi scrive, ama la montagna, ed ha tra i suoi ricordi il nonno di Heidi e le caprette che fanno ciao alla protagonista mentre le sorridono i monti, quella mostrata dal regista è un’immagine a tratti cruda ma veritiera di quella che è la dura vita di montagna; se gli stessi genitori di Fabiano erano approdati nella valle inseguendo il proprio sogno hippie, quella del figlio, cresciuto in una ‘famiglia allargata’ ad amici di ogni tipo, tra ‘erba’ e armi da fuoco, è una vita fatta di lavoro e sacrifici, di piccole gioie e semplicità. Tutto scorre al ritmo della natura; il pascolo, la nascita di un vitellino, la produzione del formaggio, cui si accompagnano, in contraltare, i pericoli dei dirupi e dei fulmini. La montagna esige rispetto; vivere lassù, dove il cielo sembra così vicino, può trasformarsi in un istante da sogno ad incubo.
In quello che, nelle iniziali intenzioni del regista, doveva essere un film sugli uomini che passano l’estate con gli animali, braccianti stagionali provenienti da paesi diversi, la comparsa di Eva e la scomparsa di Nikola hanno dato un input diverso alla narrazione; Anche stanotte le mucche danzerannno sul tetto è diventato il racconto documentato della vita di una famiglia in alpeggio, che vuole stare nella natura pur con tutte le sue difficoltà. La coppia scenderà a Locarno per la nascita del figlio Santino; e nel tempo passato in città il regista ci mostra un Fabiano insofferente al grigiore di quella vita che a noi appare la norma. È come vedere il mondo da un altro punto di vista; la montagna come luogo felice per rigenerarsi per chi la vive durante una vacanza in contrapposizione alla montagna come quotidianità per chi ha scelto di viverci, immerso nella semplicità della natura.
La scomparsa ed il tardo ritrovamento di Nikola mostrano invece il lato ‘oscuro’ della vita in un piccolo centro, tra sospetti malcelati e pettegolezzi, che metteranno a dura prova lo stesso lavoro di Fabiano, a sua volta dilaniato dal senso di colpa: quello di non aver dato subito l’allarme per la scomparsa di Nikola, pensando ad un suo allontanamento consapevole e voluto. L’ombra del sospetto si dissolverà quando si scoprirà che nello stesso periodo si aggirava nella valle un pericoloso omicida in fuga, Tobias; ma il mistero della morte di Hadziev rimane irrisolto ufficialmente.
Fabiano ed Eva, dopo il breve soggiorno in città, mondo diametralmente opposto a quello da loro scelto per costruire il loro futuro, passeranno quindi due anni su un altro alpeggio; per poi tornare, con un secondo figlio, nella loro valle, finalmente a casa.
Michela Aloisi