Questa sono io
Uno degli aspetti esistenziali più importanti rispetto alla questione identitaria è l’accettazione di sé, al di là di paure e schemi. A Winter to Remember di Cecilia Valenzuela Gioia, partendo da un percorso che la regista ha vissuto sulla propria pelle, riesce a essere un lungometraggio che, nella sua semplicità, rende perfettamente questa condizione. Lucia (a cui dà volto la stessa regista) è una una ragazza di ventun anni che si presenta agli spettatori attraverso un incubo. Nella prima scena è infatti protagonista di una corsa all’interno di un brutto sogno. La giovane non è serena, soffre di attacchi di panico dovuti a problemi che risalgono all’infanzia e all’adolescenza. A tavola con la famiglia non tocca cibo e questo desta preoccupazione nei genitori, i quali reagiscono in maniera differente: la madre la tartassa di domande con l’intento di scoprire la natura del problema; il padre vorrebbe farla respirare. Dal canto suo Lucia recepisce la famiglia isolandosi (reso con un suono ovattato nel momento in cui guardiamo attraverso il suo sguardo) – a farla chiudere sono anche i tentativi della madre di crearle dei contatti “confezionandole la vita” (vedi il riferimento all’ex compagno di classe). Sembra che riesca ad esser a suo agio solo con un amico, che dimostra affetto, oltre che sincerità in merito ai propri orientamenti sessuali.
“Durante un inverno trascorso a Salta, la sua città natale, incontra Olivia (Mercedes Burgos), che le mostra nuove opportunità, facendole scoprire nuovi dintorni, conoscere nuova gente e soprattutto svelandole un nuovo punto di vista sulla vita” (dalla sinossi) che l’aiuterà a riconoscere chi davvero è. Con delicatezza e sensibilità la macchina da presa la segue nelle uscite con gli amici, catturando gli attimi di disagio, facendo però intuire le pulsazioni del cuore e che qualcosa sta cambiando. È interessante notare come a livello stilistico, in particolare nei momenti in cui la musica è dominante l’eco di Xavier Dolan (soprattutto dei primi lavori) è dietro l’angolo dal rallenti al lavoro sulla fotografia. Anche i primi piani in cui Lucia si racconta all’amico ricordano inquadrature di rapporti umani raccontati dal regista quebecchese. La giovane regista prova a disseminare l’opera di scene che tornano (con variazioni) – basti pensare a quella in cui finalmente comunica con la sua famiglia – fino al momento in cui si potrebbe dire che sboccia.
A Winter to Remember (El color de un invierno il titolo originale) soffre, però, in alcuni punti, di frammentarietà narrativa perciò non possiamo promuoverlo a pieni voti. Sicuramente la seconda parte gode di un buon livello empatico, merito dell’incontro dell’amore e con se stessi. Il film è stato presentato, in concorso nella sezione Lungometraggi, alla 31esima edizione del Festival MIX Milano.
Maria Lucia Tangorra