Cosa non si fa per i figli
Darey è sposata felicemente con suo marito da venticinque anni. La loro vita si è sempre svolta in maniera tranquilla, finché un giorno la donna è colpita da una brutale doccia fredda. Bob è accusato di essere l’autore di orrendi omicidi e stupri avvenuti negli anni in maniera seriale. Cosa ne è dell’uomo che Darey credeva di avere al suo fianco? La risposta la potrete trovare in A Good Marriage di Peter Askin, recentemente distribuito da Minerva Pictures nel mercato home video nostrano in una versione Dvd (disponibile anche in Blu Ray) inspiegabilmente avara di contenuti extra. L’apposito comparto non ha al suo interno, infatti, nessun tipo di materiale aggiuntivo, tanto che, se non fosse per la presenza del trailer, l’acquirente di turno si sarebbe dovuto accontentare del solo film; un film che tra l’altro non brilla certo di luce propria nonostante possa contare su un contributo illustre nella fase di scrittura. In tal senso, i più attenti non avranno faticato a riconoscere nella sinossi la mano di Stephen King, maestro indiscusso del brivido, che sulla sceneggiatura di questo thriller tratto dal suo omonimo racconto, contenuto nella raccolta antologica (la decima in carriera) del 2010 dal titolo “Notte buia, niente stelle”, ha messo il proprio marchio di fabbrica.
Purtroppo, la firma illustre serve solo in parte a mantenere a galla sulla soglia della sufficienza una pellicola che può contare solo su pochi guizzi. L’apporto di King si vede principalmente in quei momenti, ma soprattutto consente di mantenere visibile un filo diretto tra l’opera letteraria e la sua trasposizione cinematografica; quanto basta per evitare che venga depotenzializzata ancora di più. Il risultato in effetti non sfrutta al massimo il potenziale intrinseco dell’omonimo racconto breve dello scrittore americano e ciò traspare in maniera piuttosto evidente sullo schermo. A Good Marriage, quindi, è la riprova che non basta avere nei credits figure di spicco per garantirsi un posto in paradiso. Del resto, la storia della Settima Arte in un secolo e passa ce lo ha ampiamente dimostrato. Se poi dietro la macchina da presa si siede uno come Askin, sicuramente più a suo agio nelle vesti di produttore che di regista (suo Una spia per caso), l’esito non può aspirare a posizioni più elevate in termini di gradimento.
Il cineasta si limita a mettere in quadro quello che l’autore del racconto e dello script gli ha servito su un piatto d’argento, pensando che fosse sufficiente fare il minimo indispensabile tecnicamente ed esteticamente parlando per portare la nave diritta in porto. Questo appoggiarsi in maniera sacrale alla scrittura di King, per quanto determinante possa essere e sia stata in passato, può servire sino a un certo punto e trasposizioni barcollanti come quelle di 1408 o Secret Window ne sono la riprova. Bisogna, infatti, avere il coraggio anche di prendere le distanze, riadattare e fare proprio il materiale originale, per il bene stesso dell’adattamento, altrimenti rischia di rimanere solo un soprammobile di valore da mostrare agli ospiti. Pensate alle trasposizioni di Shining, It, Stand by Me, The Dead Zone, Carrie – Lo sguardo di Satana o Misery non deve morire, senza il contributo attivo e partecipe di coloro che ne hanno firmato la regia. Nomi illustri, i loro, che hanno saputo e voluto plasmare e alimentare la materia letteraria pre-esistente targata King. Questo è stato senza ombra di dubbio la formula che ne ha decretato il successo.
Detto questo, A Good Marriage si presenta come un serial-thriller non entusiasmante, ma che sa anche essere spiazzante in alcune sue dinamiche narrative (il dialogo in camera da letto tra Darey e Bob dopo la tremenda scoperta dei crimini del marito), perché spiazzante e anomalo è il plot e la situazione altamente folle e paradossale che vi si sviluppa all’interno. Sono queste a fornire all’architettura drammaturgica del film le basi per rimanere in piedi, così come importanti per la sopravvivenza e la causa è l’apporto attoriale fornito dalla coppia formata da Joan Allen e Anthony LaPaglia. Le loro performance messe insieme rappresentano la scialuppa di salvataggio alla quale Askin si aggrappa con tutte le sue forze per evitare di annegare.
Francesco Del Grosso
A Good Marriage
USA, 2014 Durata: 97′
Regia: Peter Askin
Cast: Joan Allen, Anthony LaPaglia, Kristen Connolly
Lingue: Italiano Dolby Digital 5.1/2.0 Originale Dolby Digital 5.1/2.0
Sottotitoli: Italiano, Italiano per non udenti
Formato: 16/9 – 2,35:1
Extra: Trailer
Distribuzione: Minerva Pictures