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88

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VOTO: 6

Change my mind

A un anno di distanza dalla proiezione al Sulmona International Film Festival 2018 di Scala 6, co-diretto con Antonio Genovese, Danilo Corbellini Scarcia è tornato alla kermesse abruzzese per presentare fuori concorso la sua prima fatica dietro la macchina da presa in solitaria dal titolo 88, con la quale ci porta al seguito di Leo, 21 anni, testa rasata e bretelle pendenti. Vive con sua nonna, una donna incapace ormai di badare a lui e a se stessa. La vita del ragazzo prende una piega differente quando Nisha, una giovane ragazza di origini egiziane, inizia a lavorare per lui come badante. Più due iniziano a conoscersi meglio e Leo scopre la ragazza, più i suoi ideali vacillano. Il ragazzo inizia a perdere fiducia lentamente nel suo gruppo, ritrovandosi costretto ad una scelta radicale che cambierebbe irrimediabilmente il suo essere.
Quella disegnata dal cineasta pugliese è la traiettoria classica del coming of age, che nel caso di 88 focalizza l’attenzione sul conflitto paradossale di un ragazzo con se stesso e il “mondo” che lo circonda. Un conflitto di chi ha abbracciato un codice estremista e si trova a metterlo in discussione. Il corto vuole raccontare proprio il tentativo di cambiamento che avviene nella psicologia e nella mente del protagonista. Di conseguenza, il plot non può che ruotare e svilupparsi intorno e sulla one line del personaggio principale, una figura passiva che non riesce a prendere delle decisioni, che durante l’infanzia, data la mancanza di affetti, ha stretto una sorta di legame di fratellanza con un gruppo di neo-nazisti al quale fondamentalmente non sente di appartenere. Ci si è trovato dentro senza nemmeno accorgersene e dal quale non riesce a liberarsi. E in virtù della natura passiva del personaggio, la scrittura prima, la direzione e l’interpretazione poi, fanno un lavoro a togliere al fine di restituire sullo schermo un’esistenza asciutta, quasi vitrea, paralizzata nelle scelte e cristallizzata nell’esteriorizzazione delle emozioni. Processo di sottrazione che trova delle corrispondenze nella convincente interpretazione di Andrea de Luigi, efficace nel trasmettere attraverso il non detto e i silenzi la “guerra intestina” che si sta combattendo dentro di lui tra ciò che vorrebbe diventare e ciò che è costretto ad essere.Anche se si tratta di un’opera di matrice didattica, prodotta dalla Scuola di Cinema IFA di Pescara e da Panatronics Milano come saggio di diploma, quello firmato da Corbellini Scarcia è un cortometraggio che mette in mostra delle potenzialità destinate a crescere piuttosto velocemente. Ben supportato da una regia essenziale e da una fotografia che riesce a materializzare sullo schermo il progressivo disgelo interiore del protagonista attraverso il passaggio da tonalità plumbee a colori più caldi. Di contro, si avvertono lungo la timeline alcune digressioni e delle fisiologiche fragilità strutturali di natura narrativa e drammaturgica che tolgono scorrevolezza, senza però mettere a rischio un progetto che trova le sue fondamenta in una messa in scena credibile, realistica e mai forzata.
88 si confronta con temi dal peso specifico rilevante, ormai abusati e più volte affrontati alle varie latitudini (da American History X a This Is England, passando per The Believer, Brotherhood e il più recente Skin), senza timori reverenziali e con un finale coraggiosamente non riconciliatorio. Non sempre riesce a sostenerli e a controllarli a dovere, perché al momento fuori portata di una scrittura ancora acerba ma sulla buona strada per rinforzarsi. L’originalità del plot viene giocoforza meno proprio a causa dell’universalità delle dinamiche trattate, ciononostante trova il suo motivo di essere ed esistere nelle emozioni che è capace di riuscire a trasmettere e a fare scaturire allo e nello spettatore nel corso della fruizione.

Francesco Del Grosso

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