Una commedia esistenziale originale e dissacrante che diverte e commuove
Nell’ambito della 7a edizione di CiakPolska, rassegna di cinema (e non solo) polacco a Roma organizzato dall’Istituto Polacco di Roma, il regista Marek Koterski ha presentato la sua ultima opera: 7 Emotions, una commedia divertente ma allo stesso tempo cruda ed a tratti feroce come può esserlo il mondo dell’infanzia. Un film profondamente reale nella sua surrealtà, che porta alla luce, sullo schermo e nell’anima dello spettatore, le emozioni suggerite dal titolo.
Sette sono le emozioni fondamentali: rabbia, tristezza, paura, solitudine, vergogna, senso di colpa. E la più rara: la gioia. Impariamo a conoscerle da bambini, ma non sempre ci viene insegnato a gestirle; così è per Adaś Miauczyñski, che qui deve ripercorrere, da adulto, la sua infanzia, per seguire il percorso mancato. Ad ascoltarlo, la voce narrante di una psicoterapeuta, che ci trascina sin dall’inizio in una dimensione freudiana: siamo bambini per 5000 giorni ma ne ricordiamo solo 400 ore. E cosa ricorda Adas della sua infanzia? Quel che potrebbe essere un semplice racconto terapeutico assume una dimensione visionaria e surreale: sono, infatti, attori adulti ad interpretare i bambini, in una sovrapposizione di ruoli a dir poco geniale.
Koterski è un maestro della commedia esistenziale polacca che ama gli attori e ne ha grande cura; in un rapporto di reciprocità, il regista ama lavorare con loro e con la sua regia loro si sentono protetti e guidati. Ad accettare la sfida di interpretare ruoli da bambino troviamo così un cast stellare, che comprende i migliori attori polacchi di vecchia e nuova generazione, tra cui la stessa moglie del regista Małgorzata Bogdańska. L’idea può rimandare in parte a Pinocchio: se li il bambino era intrappolato nel corpo di un burattino, qui i bambini protagonisti lo sono nel corpo degli adulti che li interpretano; mentre il tema delle sette emozioni di base ricorda piuttosto il film di animazione Inside Out, ma con una fondamentale differenza: lì la piccola protagonista era guidata dalle voci delle sue emozioni che la aiutavano ad affrontare la vita, mentre qui è Adas adulto che le scopre nel suo Io bambino, a suo tempo inconsapevole: le emozioni incontrate nella sua infanzia si sviluppano infatti indipendentemente dalla sua coscienza, incontrollate, soprattutto nelle sue relazioni familiari e con i compagni.
La classe, piccolo microcosmo in cui troviamo personalità e background di ogni tipo, che assumono una potenza più grande quando a mostrarle sono bambini adulti; amicizie, piccoli dispetti, amori in erba, delusioni cocenti, che gli adulti sottovalutano quando appartengono ai bambini, esplodono in tutta loro interezza e gli viene attribuita ben altra importanza quando i bambini sono interpretati da attori adulti.
Ed il ruolo fondamentale della famiglia, dove il bambino assimila il bene e il male, imparando come affrontare la vita; qui famiglie assenti o pressanti, con padri che uccidono cuccioli indifesi o che esigono sempre il massimo dai figli, che spingono i più fragili al gesto estremo. Salvati in extremis da una bidella che ha mantenuto in sé lo spirito fanciullino e dà una lezione di vita unita ad un messaggio di serenità e speranza: agli adulti, dice che bisogna insegnare ai bambini a gestire le emozioni fondamentali; agli aspiranti suicidi, ma a tutti noi, che bisogna vivere per vivere.
Se il soggetto è affascinante e radicale, la messa in scena è ispirata e geniale; memorabili le scene corali, in cui i bambini-adulti cantano tipiche filastrocche polacche in quella che sembra una parodia di Grease. E la stessa filastrocca polacca è un elemento originale che sorprende ed incanta, oltre a divertire per il contenuto. Così come diverte vedere Adaś adulto, ma nella realtà della narrazione ancora bambino, fare i capricci con la mamma o giocare al dottore con la baby sitter in una scena da Amarcord felliniano. O ancora, vedere la preparazione e la messa in scena della recita scolastica di Stas ed il leone. Piccole pillole di ricordi che scivolano via, lasciando un misto di euforia e malinconia.
Tornato al presente, riconosciute le sette emozioni fondamentali, Adas si pone, e pone alla psicoterapeuta, la domanda delle domande: e l’Amore? Non è anch’esso una delle emozioni di base? La risposta è spiazzante: l’Amore non esiste come emozione separata, ma è un insieme di tante emozioni diverse. Ma soprattutto è amore quando insieme si fiorisce.
Michela Aloisi