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1916: The Irish Rebellion

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VOTO: 5.5

Per non dimenticare  

A cento anni esatti dalla Rivoluzione di Pasqua – che diede il via al lungo e difficile cammino dell’Irlanda verso l’indipendenza dalla Corona d’Inghilterra – ecco che quei tragici avvenimenti vengono ricordati in questo sentito documentario, segno che nulla di quanto è accaduto è stato dimenticato, segno che i nomi degli eroi che presero parte alla rivoluzione sono tutt’oggi impressi nella memoria collettiva, segno che l’orgoglio nazionale di un popolo – che per secoli è dovuto sottostare ad un governo non voluto – è oggi vivo più che mai.
1916: The Irish Rebellion – per la regia di Pat Collins e Ruan Magan – sta a celebrare proprio questo: l’affermazione di un popolo, di un’identità nazionale che per quasi ottocento anni è stata negata all’Irlanda. Parecchi, fino ad oggi, i lungometraggi che stanno a ricordare le innumerevoli lotte per l’indipendenza irlandese – primo fra tutti, Michael Collins, per la regia di Neil Jordan, premiato, a suo tempo, con il Leone d’Oro alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, oltre che con la Coppa Volpi per la Miglior Interpretazione Maschile a Liam Neeson. Questo recente lavoro di Collins e Magan, però, seppur raccontando fatti di grande interesse – non solo per chi si sente coinvolto in prima persona – risulta, tutto sommato, un prodotto piuttosto anonimo nel panorama della produzione cinematografica e televisiva irlandese. Ma procediamo per gradi.
Filmati di repertorio, fotografie d’epoca, testimonianze di storici, oltre che di discendenti diretti di chi ha, a suo tempo, preso parte alla rivoluzione. Il tutto magistralmente narrato da Liam Neeson. Detto così, tutto farebbe pensare ad una vera perla del genere. Peccato che il documentario in sé risulti, proprio per questo eccessivo desiderio, per questa smania di affermare la forza del popolo irlandese, a tratti decisamente didascalico e pericolosamente autocelebrativo. Purtroppo, quando un tema è sentito da molti, spesso e volentieri risulta non facile da gestire, soprattutto quando la ferita è ancora aperta. E in questo caso, infatti, i registi hanno spesso e volentieri abbandonato quella freddezza, quel distacco necessari durante il processo di creazione. Forte si sente l’orgoglio del popolo, ma il tutto viene sottolineato in modo decisamente pedissequo. Complice di ciò, anche una colonna sonora fortemente autocelebrativa (al pari di un film hollywoodiano della peggior specie), che a tratti risulta addirittura disturbante. Come se non bastasse, l’intera narrazione viene portata avanti in modo accademico e piatto, con un crescendo finale troppo debole per far sì che anche lo spettatore meno preparato sull’argomento possa sentirsi coinvolto nei fatti raccontati.
In questo trionfo di mediocrità, possiamo però affermare con decisione che la voce narrante di Liam Neeson rappresenti una vera e propria chicca. Ma può un documentario far affidamento solo alla bravura di un attore? Decisamente no. E, per questo motivo, 1961: The Irish Rebellion sembra destinato ad essere – a differenza della rivoluzione irlandese stessa – un prodotto di cui resterà, in futuro, soltanto un vago ricordo.

Marina Pavido

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