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Anger of the Dead

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VOTO: 6,5

Quando lo zombi dice: mi manda Picone

Ebbene sì, la giornata del Fantafestival ribattezzata Z-DAY, con tanto di “Zombie Walk” a rendere omaggio ai morti viventi attraverso una sfilata di “aficionados” del festival, truccati ad hoc, ci ha ispirato anche questa piccola facezia. L’idea, insomma, che in un giorno simile qualsiasi zombi DOC avrebbe detto, sempre che gli venisse conferito il dono della parola: “Mi manda Picone”. Con buona pace di Nanny Noy, il quale ovviamente col nostro delirio c’entra ben poco. Perché, infatti, un morto vivente conscio del proprio posto nella società avrebbe dovuto rispondere così, a un eventuale interlocutore? Semplicemente perché, passati al setaccio i diversi film italiani proiettati durante lo Z-Day, è Francesco Picone il regista che ha saputo interpretare il diffondersi della piaga in maniera cinematograficamente più gagliarda e incisiva, almeno stando ai nostri gusti.

Il suo Anger of the Dead (evoluzione di un corto già presentato in varie rassegne, Fantafestival compreso) che negli scenari e nelle interazioni tra i personaggi pare strizzare l’occhio alla celeberrima serie televisiva The Waking Dead, non è certo immune da difetti: qualche piccolo passaggio a vuoto a livello di scrittura si avverte, nel destino riservato a certi personaggi come anche in determinate spiegazioni, che arrivano forse in modo un po’ frettoloso. Ma nell’insieme il film regge e soprattutto coinvolge. Sin dall’inizio. L’improvviso scoppiare dell’epidemia zombesca con il suo traumatico irrompere nella cornice domestica da cui Alice, la protagonista, sarà costretta a scappare, è per esempio un qualcosa che viene reso benissimo. Un altro step estremamente funzionale, nonché coerente col filone preso nella sua quintessenza romeriana, è il progressivo definirsi di due distinti pericoli: quello rappresentato dagli zombie e quello rintracciabile nella stessa natura umana, la cui ferocia si esprime a dovere tramite gli esperimenti e le punizioni, cui un gruppo di paramilitari senza scrupoli sottopone altri esseri.

In tali frangenti brilla anche l’ottima scelta degli interpreti, dall’onnipresente David White (al Fantafestival lo abbiamo visto in almeno quattro lavori diversi) alla nuova icona femminile dell’horror italico, quella Désirée Giorgetti che nei panni di una fuggitiva incalzata da loschi uomini in divisa sfoggia, ancora una volta, un’interpretazione estrema ed energica. Il resto lo fa una confezione curata nei toni ruvidi della fotografia come anche nella scelta delle location. Su questi aspetti vi è quasi un marchio di fabbrica, essendo stato prodotto l’avvincente film di Picone da un team ben amalgamato, perfettamente in grado di scegliere gli “zombie movies” da sostenere: ovvero quel sodalizio che il duo formato da Luca Boni e Marco Ristori ha riproposto più volte, negli ultimi tempi, con Uwe Boll. L’esito di tali operazioni non è stato sempre eccelso, ma la passione di fondo non si discute, tanto da garantire nella maggior parte dei casi un minimo di godibilità per il pubblico.

Stefano Coccia

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