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Virgilio

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VOTO: 7.5

Un film… da farsi venire l’acquolina in bocca!

Sempre nell’ambito del 16° Festival di Cinema Spagnolo e Latinoamericano in Italia, mercoledì 8 novembre al Cinema Barberini di Roma è stato proiettato Virgilio, documentario peruviano che verrà replicato sempre lì il 10 novembre alle ore 17.45. Vista la provenienza così esotica del lungometraggio in questione, lo si sarebbe definito a suo tempo un appuntamento col “cinema d’essai”. Ma visti i temi ivi affrontati trattasi anche di un appuntamento decisamente gourmet!
Virgilio di Alfred Oliveri è difatti documentario che si focalizza sull’esperienza di vita e finanche “artistica”, ci verrebbe da dire, di Virgilio Martinez, giovane chef di enorme talento sotto la cui guida ispirata il ristorante Central di Lima non soltanto è diventato emblema d’eccellenza e innovazione, ma quasi conseguentemente ha ricevuto numerosi riconoscimenti di livello internazionale, arrivando ad essere considerato tra i migliori 50 al mondo. Solo uno dei tanti premi raccolti da Virgilio Martinez e dal suo agguerritissimo staff, gestito comunque come una sorta di “famiglia allargata” e comprendente del resto quella che sarebbe poi diventata la propria compagna di vita.

Sapori. Colori. Manualità. Ingredienti naturali legati spesso alla tradizione andina. Il documentario stesso è come la tavolozza di un pittore, le cui tinte sgargianti saltano piacevolmente all’occhio dello spettatore… solleticandone persino le papille gustative, durante la preparazione attenta di certi piatti. Sì, perché il regista è stato bravissimo innanzitutto a suggerire in tali scene la creatività e la passione per la cucina del protagonista, fautore peraltro di una ricerca dai tratti molto personali: sua l’idea di Mater Iniciativa, ambizioso progetto volto a mappare la biodiversità peruviana proponendo, nei menu del ristorante Central e di altri nati successivamente, un suggestivo itinerario attraverso le diverse quote e i diversi microclimi che caratterizzano il paese, con portate i cui ingredienti possono arrivare dai 20 metri sotto il livello del mare come pure da un’altitudine di oltre 4000 metri.
Tale documentario è peraltro ulteriore testimonianza della vitalità di una cinematografia, quella prodotta in Perù, che è approdata di recente anche alla Festa del Cinema di Roma, con La erección de Toribio Bardelli di Adrián Saba. Per certi versi analoga, in Virgilio, la volontà di far riferimento sullo sfondo al quadro sociale non sempre facile e tranquillo del paese sudamericano: fanno fede in questo caso gli stessi ricordi adolescenziali di Virgilio Martinez, il quale assieme agli amici con cui un tempo faceva skate afferma di non aver dimenticato quando, nei primi anni ’90, la società peruviana era ancora in balia di una situazione politica particolarmente instabile, di un’economia bloccata, di attentati terroristici e di una repressione governativa, che ha portato nel tempo a svariati casi di “desaparecidos”. Nell’ottica del giovane, già promettente chef, anni di formazione all’estero e amore per la cucina sono stati anche, pertanto, strumento utile a sottrarsi all’impronta deleteria di tutto ciò, ovvero un modo come un altro di far trionfare le ragioni della Vita su quelle della Morte. Con un unico grande neo, in tempi più recenti, ossia quell’ondata di restrizioni pandemiche che in Perù come altrove ha messo a dura prova la sopravvivenza stessa dei ristoratori, costretti temporaneamente a chiudere l’attività con tutte le gravi ripercussioni del caso, sia sul piano economico che su quello prettamente esistenziale.

Stefano Coccia

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