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Un profilo per due

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VOTO: 7

La gioventù riflessa

A proposito di commedia, un aspetto risalta chiaramente dalla visione di Un profilo per due, lungometraggio scritto e diretto da Stéphane Robelin: non conta tanto lo spunto narrativo, quanto la capacità di dare respiro ai personaggi, permettendo loro di evolversi lungo l’intera durata del film. Una lezione pressoché ignorata dal nostro cinema di genere contemporaneo, basato in modo in pratica esclusivo su un situazionismo prigioniero degli stereotipi, ma ancora ben salda nelle corde dei nostri cugini d’oltralpe, pregio che consente loro di esulare spesso dall’esigenza di dover far sorridere per concedersi anche parentesi di riflessione. E Un profilo per due, pur con le inevitabili strizzatine d’occhio di rito alla platea, ne è la testimonianza lampante, aiutato nello scopo da un cast perfettamente a proprio agio nel rendere esplicito un sistema certamente rodato.
L’eccellente e redivivo Pierre Richard – in tempi ormai remoti straordinario “corpo comico” nonché erede designato di Louis de Funès. Memorabile in coppia con Gérard Depardieu nell’esilarante La capra (1981), solo per citare un titolo… – impersona per l’appunto, e non casualmente, Pierre, un ultraottantenne acculturato e benestante, ormai rinchiuso in se stesso dopo la scomparsa della moglie. Le cose cambiano quando la figlia gli regala un personal computer da lei non più utilizzato, delegando il trentenne Alex, fidanzato della di lei figlia, ad insegnargli come usarlo. I problemi iniziano quando Pierre scopre nel web i cosiddetti siti d’incontro, iniziando a conquistare giovani donne con il suo charme e… l’età e la foto di Alex come chiave d’accesso al loro interesse. Con le conseguenze che si possono facilmente intuire.
Sin dal titolo, l’idea narrativa alla base di Un profilo per due non gronda esattamente originalità, rifacendosi a modelli classici estremamente collaudati tipo il celeberrimo “Cyrano de Bergerac” di origine teatrale di Edmond Rostand, poi ripreso dal cinema in opere quale Cyrano de Bergerac (1991) di Jean-Paul Rappenau con Depardieu ad interpretare il glorioso spadaccino dal naso infinito, e la versione a stelle e strisce di Roxanne (1987), firmata da Fred Schepisi con lo scatenato Steve Martin innamorato per interposta persona della splendida Daryl Hannah. Eppure, affidando un ruolo similare ad un glorioso esponente della “terza età”, anche la commedia più scontata riesce a rifiorire, arricchendosi di approfondimenti affatto banali sul significato del ricordo e l’importanza di vivere appieno sino all’ultimo momento utile. Quel sentimento vissuto da una persona anziana attraverso gli occhi e il cuore di un ragazzo, può sembrare in apparenza una mera illusione, una sorta di incapacità a rassegnarsi ad un Destino ineluttabile; al contrario il film di Robelin lascia aperta la porta del sentimento per tutti coloro che sono vecchi ora o lo saranno in futuro, lavorando di fino – anche attraverso una dialettica tra immagini e parola assai ben cesellata – sull’universale equazione Amore/Vita.
Un profilo per due può essere dunque considerata una divertente commedia degli equivoci incastonata in un contesto solo in apparenza crepuscolare. Il confronto generazionale man mano che procede accorcia le distanze anagrafiche, rivelando l’esistenza di persone a tutto tondo ben oltre l’età indicata nella carta d’identità. Una morale altamente condivisibile non disturbata dal classico lieto fine a tutti i costi che evita qualsiasi sbocco nella sofferenza – che pure avrebbe potuto fare pienamente parte del plot, volendo essere un minimo pignoli – al fine di suggellare un possibile accesso alla felicità per ogni singolo personaggio. Ma al di là di tali scontatezze necessarie a conquistare il pubblico pagante, Un profilo per due resta un’opera intelligente e, soprattutto, dotata di un suo cuore pulsante. Quasi un miraggio estivo, come si faceva cenno poc’anzi, per i nostri malridotti lidi cinematografici…

Daniele De Angelis

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