Si tradisce per un’idea
L’idea è un motore potente. È davvero in grado di far compiere alle persone le azioni più incredibili, e per tutte si troverebbe facilmente una spiegazione, l’idea. Si fa tutto per l’idea.
Ne sono esempio i protagonisti di questa serie televisiva, appunto intitolata Traitors. Tutti traditori che tradiscono con l’intento di fare ciò che ritengono loro dovere. Che tradiscono per un’idea.
Con sullo sfondo l’affresco storico del periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale: crocevia tra il mondo vecchio ed il mondo nuovo, nel quale vediamo il formarsi del mondo della Guerra Fredda, assistiamo al dipanarsi di questo racconto corale, piccola storia di piccole storie, le quali confluiranno e si disperderanno tutte nella Grande Storia. Con i suoi personaggi, piccoli ingranaggi di un meccanismo più grande, pedine minime in un gioco nel quale molto semplicemente non possono, proprio non possono, uscire vincitori, ricorda molto l’opera di John Le Carré con i suoi protagonisti votati all’ombra ed all’anonimato, parti trascurabili di un tutto che di loro non si cura. In un particolare non secondario, tuttavia, il lavoro di Bash Doran e colleghi si differenzia da quello di sì illustre predecessore: l’uso della suspense.
Se Le Carré con le sue storie rimane nei solchi del giallo e del poliziesco già tracciati da autori quali Arthur Conan Doyle e Edgar Wallace, l’approccio scelto nella serie richiama invece alla mente la costruzione tipica dei film di Alfred Hitchcock.
E qui bisognerebbe riproporre la definizione stessa di suspense teorizzata dal maestro inglese e spiegata da egli stesso a Francois Truffaut nel libro-intervista “Il cinema secondo Hitchcock” ricorrendo all’aneddoto della bomba sotto il tavolo. Sintetizzando, tutto ruota intorno al grado di informazione che l’autore fornisce allo spettatore. Se il grado di informazione è superiore a quello fornito ai protagonisti noi abbiamo la suspense, se è inferiore noi abbiamo la sorpresa, che è poi il metodo usato nel giallo e nel poliziesco sopra citati. Seguendo l’esempio di Hitchcock gli autori si assicurano di tenersi stretto l’interesse dello spettatore lungo tutta la narrazione, anziché rischiare di perderlo per poi ritrovarlo solo alla fine.
In questo ben orchestrato racconto di genere si mescola anche il bildungsroman (racconto di formazione) della protagonista Feef Symmonds, interpretata dall’interessante Emma Appleton.
Oggetto di una severa educazione alla vita ed al mondo la giovane Feef cambierà radicalmente e velocemente per finire con il diventare parte integrante di quel mondo di ombre che tanto bene Le Carré ha saputo narrarci.
Opera davvero interessante che sa collocarsi nel solco di una ricca tradizione pur essendo in grado di rinnovarla e fornire un suo personale apporto, nobilitata da una notevole ricostruzione storica in grado di restituire l’atmosfera e gli umori di un’epoca tumultuosa nel quale nacque il mondo nel quale ancora oggi viviamo Traitors risulta oltremodo godibile e buon viatico per la discutibile pratica del binge watching.
Luca Bovio