Il favoloso mondo di Bella
Bella Brown è una ragazza eccentrica. Abbandonata in fasce presso un parco naturale viene salvata dalle anatre e, per questo motivo, è tanto grata a quegli animali quanto intimorita della flora che circonda la sua esistenza di aspirante scrittrice. Alfie Stephenson è un anziano misantropo, eccentrico pure lui, con la sola passione di ammirare lo sviluppo delle piante del proprio, grande, giardino. In più abbiamo Vernon, un governante atipico e sognatore al servizio di Alfie, e Billy, stralunato giovane inventore che lavora nella biblioteca pubblica assieme a Bella, della quale fatalmente si innamorerà.
Come si evince da questi pochi cenni estrapolati dalla trama, ci troviamo in zona perfettamente favolistica, stile Il favoloso mondo di Amelie in salsa british ma senza i virtuosismi registici e i voli pindarici di fantasia di Jean-Pierre Jeunet, che fecero del celebre lungometraggio del 2001 una sorta di culto a livello globale. Non per questo This Beautiful Fantastic di Simon Aboud va comunque cassato a priori come tentativo d’imitazione non riuscito. Se l’evoluzione narrativa risulta un po’ troppo placida e in fondo prevedibile in quanto fondata su stereotipi piuttosto abusati – la ragazza sognatrice, il vecchio bisbetico, i giovani maschietti ingenui ma dal cuore d’oro – che stentano a far risaltare il lato doloroso di personaggi comunque caratterizzati da una certa difficoltà ad interagire con il prossimo, nondimeno l’alchimia attoriale funziona egregiamente e la sceneggiatura propone qualche istanza non banale sulla necessità di assecondare i ritmi di Madre Natura al fine di migliorare la propria condizione di vita.
La discreta riuscita del film si verifica insomma perché la protagonista Jessica Brown Findlay, nota per il serial televisivo britannico Downton Abbey, è Bella e pura di nome e di fatto, mentre il veterano Tom Wilkinson, nel ruolo di Alfie, sfoggia la consueta recitazione di classe in assoluta souplesse. Terzo e decisivo protagonista, in misura assai maggiore delle figure di contorno poc’anzi citate, ecco il giardino della magione in cui vive l’anziano Alfie, che si ritrova come vicina di casa – comunicante per via proprio dell’inconsueto spazio verde cittadino – la nostra Bella. E sarà uno scontato piacere per lo spettatore assistere all’iniziale scontro di personalità, foriero poi di grandi insegnamenti tra l’esperto botanico e la giovane impaurita dalla Natura, con il primo che le svelerà i segreti reconditi di ogni singola foglia avendo da lei in cambio la sincerità di un rapporto affettivo al quale pareva da tempo aver rinunciato. Alzi perciò la mano chi non intuisce sin da subito gli elementi cardine dell’epilogo di questo film gentile e molto programmatico nello smussare in partenza qualsiasi spigolo possibile; il ciclo vitale fatalmente si compirà e la giovane Bella, grazie alle esperienze esistenziali intercorse nel tempo narrativo di This Beautiful Fantastic, sfornerà l’agognato libro per bambini che prenderà proprio il titolo del film. Per un’operina che Simon Aboud – il quale apprendiamo, dalle note biografiche, essere genero del mitico Paul McCartney – per l’occasione all’opera seconda dopo l’inedito in Italia Comes a Bright Day (2012), si limita ad impaginare in bella copia grazie anche alla realistica, luminosa, fotografia di Mike Eley. Il resto lo fanno i fiori, di una bellezza in grado di essere ammirata soprattutto da coloro che vedranno This Beautiful Fantastic con la giusta predisposizione d’animo, senza aspettarsi chissà cosa se non un intrattenimento tanto controllato e aggraziato quanto, appunto, privo di qualsivoglia significativo elemento, nell’ambito dell’impianto narrativo, sia di novità che di originalità.
Daniele De Angelis