Cocco di mamma
Non di rado accade che, nel campo del cinema horror (e non solo), il tema della reincarnazione affascini numerosi cineasti e artisti di tutto il mondo. Dopo una lunga serie di lungometraggi trattanti tale tema, dunque, ecco giungere nelle nostre sale The Prodigy – Il figlio del male, per la regia di Nicholas McCarthy. E così, attingendo (dichiaratamente?) a piene mani da quanto realizzato in passato, McCarthy ha messo in scena la (non troppo) singolare storia di Sarah (Taylor Schilling) e Arthur (Colm Feore), i quali diventano genitori del piccolo Miles (un ottimo Jackson Robert Scott), un bimbo che sin da subito dimostra un’intelligenza fuori dal normale, al punto da dover frequentare delle scuole speciali. Eppure, ben presto, la situazione si rivelerà molto più complicata del previsto, in seguito a comportamenti strani dello stesso Miles, che farebbero addirittura pensare a una sorta di reincarnazione.
Siamo d’accordo: giunti, ormai, al 2019, è difficile trovare un tema che non sia mai stato trattato in ambito cinematografico. Soprattutto se si pensa a un genere come quello horror. Ma, da che mondo è mondo, sappiamo bene che l’importante è soprattutto come la cosa in sé venga realizzata. E, a tal proposito, questo ultimo lavoro di Nicholas McCarthy sembra proprio partire con il piede giusto, in particolare nel momento in cui assistiamo alla crescita progressiva del bambino, presagendo, in fondo, qualcosa di terribile.
Purtroppo, però, man mano che si va avanti con la messa in scena, la situazione sembra sfuggire di mano al regista stesso, il quale riesce a trovare i propri punti di forza in momenti “rubati” a grandi del passato (tra cui il nostro Mario Bava, con il lungometraggio Shock, giusto per fare un esempio), senza riuscire, tuttavia, a creare una propria linea da seguire, per un crescendo di scivoloni (tra cui troviamo veri e propri errori di sceneggiatura e forzature di varia natura), man mano che ci si avvicina al finale.
E anche lì, purtroppo, la situazione sembra soltanto peggiorare, con oggetti “dimenticati” volutamente in giro, malgrado la situazione di pericolo, e, come se non bastasse, un forzatissimo (e decisamente poco credibile) deus ex machina.
Se a tutto ciò aggiungiamo anche il fatto – e questo, purtroppo,è uno dei rischi più elevati quando si commettono errori del genere – che, spesso e volentieri, l’intera situazione scade inevitabilmente nel comico involontario, ecco che questo The Prodigy – Il figlio del male si classifica come una vera e propria macchia all’interno della cinematografia di Nicholas McCarthy. Una sorta di poco riuscita commistione tra Birth – Io sono Sean di Jonathan Glazer, i vari lungometraggi de La bambola assassina e, appunto, il cinema di Mario Bava che altro non fa che farci venire una forte nostalgia di quanto realizzato in passato.
Unico punto a favore dell’intero lavoro: l’ottima interpretazione del giovane Jackson Robert Scott. Un talento promettente che, all’interno di un prodotto di tale resa finale, ci appare decisamente – e tristemente – sprecato.
Marina Pavido