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Sergio e Sergei

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VOTO: 6.5

Sognando la Grande Unione Sovietica

Cosa mai avranno in comune il giovane insegnante cubano Sergio e il cosmonauta sovietico Sergei? Ovviamente l’utopia socialista, che ha unito con uno strettissimo cordone ombelicale i due paesi, almeno sino alla disintegrazione dell’impero denominato URSS. E infatti, questa coproduzione ispano-cubana firmata in regia da Ernesto Daranas, sposta le lancette del tempo agli albori dell’ultimo decennio del secolo scorso per lavorare di fantasia sull’incredibile vicenda realmente accaduta al povero Sergej Konstantinovič Krikalëv, unico ufficiale sulla navicella orbitante MIR a non vivere in maniera diretta gli sconvolgimenti in atto nella propria, sterminata, nazione in quel fatidico momento storico.
Sergio e Sergei – e non poteva davvero essere altrimenti – è una commedia raccontata sul filo del paradosso, con chiari intenti satirici ed escursioni nel grottesco. Già l’incipit rende bene il tono generale dell’insieme, con il discorso di Fidel Castro che annuncia, negando la possibilità che l’alleato sovietico possa disgregarsi come poi è realmente accaduto, come la rivoluzione cubana continuerà sempre e comunque. Tutto questo mentre il film racconta di una capitale del paese caraibico, L’Avana, sempre più stretta nella morsa della povertà, con il professor Sergio, nonostante la sua ferrea fede marxista, costretto a rimpolpare le magre entrate da docente attraverso la fabbricazione clandestina di sigari e rum. L’incredibile accade quando Sergio, radioamatore per hobby, riesce a captare casualmente le frequenze dell’impianto della navicella spaziale all’interno della quale agisce Sergei. Nasce tra i due un’amicizia immediata e spontanea, rafforzata dalla comune passione per un’ideologia politica ormai al tramonto. Tenendo poi presente come la voce narrante sia quella, rievocativa a posteriori, della piccola figlia di Sergio Mariana, si comprende bene come il racconto assuma spesso anche toni smaccatamente favolistici. Sergio e Sergei, insomma, non lesina in idee originali e spunti potenzialmente esplosivi in senso lato. Peccato che il regista Ernesto Daranas, in fondo, non abbia il coraggio di spingere la vis polemica fino alle estreme conseguenze su una forma di dittatura – ci riferiamo ovviamente a quella cubana, dove è ambientato il film – ritratta in un modo tale da adeguarsi alla perfezione al tono affettuoso dell’intero lungometraggio. Così, tra spie del sorvegliato Sergio – sospettato ovviamente di spionaggio – con irresistibile propensione all’ascensione (vedere per credere: uno dei migliori spunti del film), amici di radio statunitensi ammanicati con la Nasa (bentornato Ron Perlman!) pronti a dare una mano al difficoltoso rientro sulla Terra di Sergei, abbandonato dalla burocrazia in rotta dell’ormai ex Unione Sovietica, tutto è destinato a finire con i classici “tarallucci e vino”. I quali non saranno una specialità tipicamente cubana ma senz’altro una ricetta cinematografica universalmente conosciuta. Se poi ci aggiungiamo un abbozzo di love story tra Sergio e la bella studentessa ribelle alle istituzioni, il quadro di quest’operina con nessun altra ambizione se non piacere al pubblico sarà decisamente completo.
La missione, al pari di quella del recupero spaziale, potrà certo dirsi compiuta. Restano però i rimpianti: poiché una maggiore ambizione avrebbe potuto rendere Sergio e Sergei – Il Professore e il Cosmonauta (come recita la titolazione italiana per intero) un lungometraggio davvero comico e graffiante. Sarà per un’altra volta…

Daniele De Angelis

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