Una storia (molto) italiana
Quella di Ignazio Marino, relativamente alla sua breve esperienza di sindaco di Roma, potrebbe definirsi una storia paradigmatica del malcostume tutto italiano di confondere “ad arte” la verità delle cose. Se infatti il documentario diretto da Francesco Cordio sposa sin dal titolo – Roma Golpe Capitale – la verosimile teoria che vede Marino vittima di un attacco concentrico di poteri forti e fuoco amico volto a rovesciare la propria posizione di sindaco, non c’è dubbio che la percezione del caso da parte della maggioranza dell’opinione pubblica sia ben differente. L’importanza del documentario in questione – peraltro girato seguendo tutti i crismi del simbolico manuale del buon documentarista, cioè portando avanti una tesi nonché corroborandola con ricostruzioni e testimonianza il più possibile oggettive, tra le altre quelle di Federica Angeli, giornalista di Repubblica, e l’ex magistrato Giancarlo Caselli – finisce dunque con il travalicare la riuscita del lungometraggio stesso. Arrivando involontariamente alla conclusione che stabilire una verità oggettiva nel nostro paese, almeno nei casi maggiormente controversi, diviene impresa da affidare solamente alla buona volontà soggettiva di coloro che hanno voglia di andare sino in fondo alla questione. Cioè pochissimi.
Roma Golpe Capitale descrive, con molte ragioni di fondo, la figura di Marino come quella di un alieno catapultato non per caso in un contesto drammaticamente corrotto come quello della Roma incancrenita da decenni di potere occulto da parte di Mafia Capitale. Eletto sindaco nel 2013, Ignazio Marino cerca di cambiare il corso degli eventi apportando significative novità nell’ambito di una gestione delle risorse della città oltretutto spremuta e ridotta al collasso economico dalla precedente gestione Alemanno. Prima questione sul tappeto: è possibile governare una metropoli con onestà e rettitudine senza urtare la suscettibilità dei cosiddetti “poteri forti”? Evidentemente no. Da questa chiave di lettura si evince che Marino abbia stabilito una sorta di record mondiale in materia, inimicandosi un po’ tutti. Passi per l’opposizione pentastellata, destinata poi a raccoglierne l’eredità praticamente senza colpo ferire alle successive elezioni, assai abile a speculare su fatti privi di sostanziale fondamento come le multe all’auto privata di Marino, secondo loro non in possesso dei permessi per entrare in centro; tuttavia il colpo decisivo all’ex sindaco è stato inferto dal Vaticano, offeso dalla creazione del registro delle coppie di fatto, nella vicenda del viaggio a Philadelphia in cui Papa Francesco stesso smentì la versione di Marino sul suo invito all’evento e soprattutto dalla figura in teoria “amica” di Matteo Renzi, prontissimo ad abbandonare per strada un sindaco che rispondeva solo ad esigenze di onestà piuttosto che di realpolitik propugnata dal partito, il PD, che nel periodo Renzi iniziava a controllare. Nascono dunque, come dimostra il documentario, casi come quello delle fatture in vari ristoranti dove, secondo l’accusa, Marino andava regolarmente a gozzovigliare in compagnia di parenti ed amici usando a pagamento il fondo spese di rappresentanza del Comune di Roma. Dopo dimissioni date e ritirate, con la stampa intera a considerarlo lo zimbello di turno e pochi ma rumorosi elettori a difenderlo la parabola di Marino sindaco si conclude ad ottobre 2015 quando un gruppo di consiglieri lo sfiducia irritualmente di fronte ad un notaio. Mentre il documentario si conclude adottando toni trionfalistici a seguito dell’assoluzione in primo grado sulla questione degli scontrini nei ristoranti, nella realtà di pochi giorni orsono la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza ritenendo colpevole Marino di peculato e condannandolo a due anni di reclusione, tipico esempio tricolore di giustizia capace di smentirsi da sola a seconda dei luoghi di giudizio, come sovente purtroppo capitato.
Per quanto possa essere necessario premettere, chi scrive queste righe ha votato Marino per averlo conosciuto in una breve circostanza, traendone l’impressione di un uomo forse un po’ naif ma assolutamente onesto. Eppure tutto pare avvolto da una nebbia difficile da diradare anche per un documentario accurato e pieno di buone intenzioni come Roma Golpe Capitale di Francesco Cordio. Anche per il cinema, talvolta, misurarsi con un indecifrabile stato delle cose si rivela impresa assai complessa. A maggior ragione quando la verità, da oggettiva che dovrebbe essere, viene plasmata a mo’ di creta da mani che sfuggono a qualsiasi controllo.
Daniele De Angelis