Home Festival Altri festival Road

Road

53
0
VOTO: 8

Velocità massima

Proprio mentre nelle sale italiane impazza Veloce come il vento, l’adrenalinico e sorprendente lungometraggio di Matteo Rovere ambientato nel campionato italiano GT, l’occasione di sperimentare sul grande schermo i brividi dell’alta velocità si è manifestata anche alla Casa del Cinema, grazie all’ultima giornata di proiezioni dell’Irish Film Festa. Non auto, in questo caso, ma moto da corsa. Non fiction ma documentario. Sottolineate preventivamente tali differenze, la visione di Road si è rivelata fonte di un impressionante saliscendi emotivo, capace di sballottare lo spettatore nel continuo alternarsi di strabilianti imprese sportive, momenti di euforia, tragici incidenti e meste riflessioni sul destino cui può andare incontro un pilota.

Riguardo al duo composto da Diarmuid Lavery e Michael Hewitt, registi e produttori della DoubleBands Films, sappiamo che con la loro compagnia indipendente fondata a Belfast hanno saputo imporsi, nel giro di diversi anni, tra i maestri del documentario a soggetto sportivo, pur avendo trattato anche altri temi. Sul versante calcistico spiccano titoli come Escobar’s Own Goal (realizzato nel 1998 e ispirato dal celebre caso di Andres Escobar, nazionale colombiano spietatamente freddato in seguito a un autogoal) e Maradona: Kicking the Habit (2000). Eppure, tornando ai motori, il pathos genuino che si genera in Road dal contrasto tra il desiderio di primeggiare nelle corse e le drammatiche conseguenze di un certo stile di vita, ci ha fatto tornare in mente anche Senna, lo straordinario documentario dedicato al compianto pilota di Formula 1 dal film-maker britannico Asif Kapadia.
Viene spontaneo fare qui una precisazione. Se la pericolosità delle gare automobilistiche e motociclistiche nei circuiti è storia nota, lo spettatore medio stenta a immaginarsi quanto possano aumentare i rischi per quei motociclisti che decidono di gareggiare non in pista, ma su strada. Tant’è che oggigiorno, nel mondo, non sono tantissimi i posti dove si continuano a organizzare simili competizioni: le stradine dell’Ulster e dell’Isola di Man, teatro di molte delle vicende narrate nel documentario, sono tra questi. Buche e altre imperfezioni nel manto stradale. Muretti. Alberi posti ai bordi del percorso. Tutto ciò per chi si lancia su una moto a folle velocità rappresenta un rischio mortale, che per concretizzarsi ha bisogno talora soltanto di un piccolo guasto meccanico o di un attimo di distrazione. E quella specie di “elenco dei caduti” che la documentatissima produzione nordirlandese costantemente ci propone sta lì a testimoniarlo…

A rendere così affascinante un film come Road è anche la sensibilità con cui viene introdotto il nucleo centrale del racconto, ovvero l’incredibile e commovente passaggio del testimone tra le due generazioni di una stessa famiglia nordirlandese di piloti. Da un lato i fratelli Joey e Robert Dunlop, grandi campioni del passato, entrambi deceduti a fine carriera dopo aver sfidato la sorte in ogni modo. Mentre ora sono i giovani William e Michael, figli del compianto Robert, a competere in sella alle loro potenti moto sulle stesse strade in cui i propri cari hanno subito incidenti paurosi o addirittura perso la vita. Già la forza d’animo dimostrata in tali occasioni è qualcosa a metà strada tra la tragedia greca e un epos molto contemporaneo. Altre circostanze eccezionali vengono poi esposte nel documentario, che oltre a descrivere bene le emozioni della corsa sa scivolare bene nella dimensione più intima dei protagonisti, nel loro carattere, toccando forse l’apice allorché viene svelato il profondo afflato umanitario che motivava un campione di fama internazionale come Joey Dunlop a spingersi fino in Romania, con un furgoncino, per portare aiuti ai disagiati orfanotrofi locali.
Accumulando una serie di suggestioni emotive assai differenziate tra loro, Road va avanti così, fino alla fine, alternando nella colonna sonora il rombo dei motori e quelle musiche, quasi ipnotiche, che si prestano bene ad accompagnare le varie riprese effettuate, sovente dal punto di vista del pilota, lungo strade che scorrono rapidamente di fronte ai nostri occhi.

Stefano Coccia

Articolo precedenteHardcore!
Articolo successivoCriminal

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

2 + dodici =