Un night club come parco giochi
La Cina è vicina… ai premi! O meglio, vi si è avvicinata a tappe, nel senso che degli otto cortometraggi in concorso al 22° Asian Film Festival ne avevamo già visti due, piuttosto belli, con tale provenienza: A Year Apart di Ocean Chin e Family Video di Niande Liu. Dulcis in fundo, però…. e così al termine dell’intensa manifestazione cinematografica abbiamo appreso che il Premio per il Miglior Cortometraggio è stato assegnato a Playground di Yaxing Lin, contrassegnato sul programma come co-produzione tra Cina e Stati Uniti.
Ecco comunque la motivazione offerta dalla giuria: “Il premio per il miglior cortometraggio della 22esima edizione dell’Asian Film Festival va a ‘Playground’ della regista Yaxing Lin, per il modo crudo ma al tempo stesso delicato di raccontare il difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta. La trama a tratti realista e a tratti fiabesca, evidenzia il dolore dell’assenza di una figura di riferimento. La regia dagli aspetti dolce-amari contrappone abilmente l’innocente soggettiva della piccola protagonista alla brutalità del mondo reale, ricordando allo spettatore la fragilità dell’infanzia esposta ad una realtà troppo grande per essere compresa.”
Un piccolo grande film, quindi, che lascia il segno. Nel congratularci anche noi con l’autrice aggiungiamo semmai che di questo stralunato racconto iniziatico abbiamo particolarmente apprezzato le scene più surreali e i segmenti onirici, laddove sia la madre che la bambina sembrano giocare a rimpiattino con un’innocenza perduta, che può ripresentarsi magari in forma di cerbiatto. Misteriosa epifania notturna. Non l’unica, di un film che gioca spavaldamente coi simbolismi, coi cliché, coi colori: quasi fosse una Dorothy, che non troverà certo Oz tra i densi fumi e i boccali di birra del night, la coraggiosa bimba disposta a perdersi nei meandri più oscuri della metropoli asiatica, pur di stare accanto alla madre, sfoggia ad esempio nel look elementi fortemente iconici, evocativi, quale può essere tra tutti quel bel paio di stivaletti gialli.
I complimenti di rito a Yaxing Lin e alle sue splendide interpreti li estendiamo però volentieri ad altri cortisti finora non nominati, attribuendo al limite una nostra personalissima “menzione speciale”. Tra i vari lavori, infatti, ci ha enormemente suggestionato il metafisico Here After (2023), dalla Corea, in cui una donna giunta disperata al termine (o a un bivio) della propria esistenza deve compiere, al cospetto di una misteriosa entità, una scelta oltremodo difficile. Ed è quasi impossibile non avvertire un forte contraccolpo emotivo, al momento della sua decisione finale.
Stefano Coccia