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Family Video

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VOTO: 7,5

Dall’album dei ricordi

All’Asian Film Festival 2025, buttando magari l’occhio tra un pregevole lungometraggio indonesiano e qualche sorprendente esempio di fantascienza “Made in Thailand”, può anche capitare di imbattersi nei cortometraggi in concorso e restarne piacevolmente sorpresi. Le sorprese più grosse, poi, quest’anno sembrano arrivare dalla Cina, laddove molti giovani autori hanno evidentemente a cuore i confronti generazionali…
Tale è il caso di Family Video, corto diretto da Niande Liu con uno stile molto personale e con grande attenzione ai risvolti più intimi degli affetti famigliari. Abbiamo “intercettato” in rete un’interessante dichiarazione che il promettente cineasta cinese ha rilasciato, così da chiarire il sostrato profondo della propria poetica. Proviamo a tradurvela dall’inglese: “Come regista, sono sempre stato affascinato dal tema di quale nuovo significato si possa attribuire a un frammento di tempo catturato dalla videocamera. Di conseguenza, ho scelto di adottare un approccio pseudo-documentaristico per esplorare l’impatto che le immagini filmate all’epoca dalla protagonista possono avere su di lei, se riviste parecchi anni dopo”.

Il film risulta infatti girato come una specie di mockumentary, parimenti attento al linguaggio dei social media. Vi si racconta, almeno in apparenza, l’incontro tra una giovane donna che fa l’autostop e coloro che gli offrono un passaggio, ovvero un padre salutista e la figlia adolescente, intenzionati a fare insieme una di quelle escursioni in montagna care tra i due soprattutto all’uomo. L’autostoppista, che di mestiere fa l’avvocatessa ma ama registrare brevi video e diffonderli, testimonierà con la propria videocamera l’esisto di quella scampagnata, cui è stata invitata ad aggregarsi. Ma a distanza di parecchi anni la natura stessa di quel video apparirà sotto una luce molto diversa, come pure la reale identità dei protagonisti.
L’unica cosa che ci sentiamo di dire a riguardo, per non rovinare la sorpresa maggiore ai futuri spettatori, è che il padre aveva tenuto nascosto all’intera famiglia un suo cancro in fase avanzata e che sarebbe morto poco dopo quel viaggio, rendendo in qualche modo toccante e sofferta, a distanza di tempo, la visione di tali immagini.

Se quindi il rapporto genitori-figli era tra gli ingredienti dell’altro corto cinese visto in questi giorni al Cinema Farnese, A Year Apart di Ocean Chin, lo è in misura persino più grande per quanto concerne Family Video, laddove il tenero ricordo del padre si tinge da parte della protagonista di un pathos aggiuntivo, dovuto anche alla forma così straniante e insolita adottata per questo breve racconto cinematografico. Un simile approccio alla questione dei ricordi non è parso inoltre soddisfacente solo a Niande Liu, il regista, ma ha conquistato anche altri, considerando ad esempio il premio per il Best Student Stort ottenuto a Los Angeles, California, nel corso degli Independent Shorts Awards.

Stefano Coccia

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