Poca pelle
Accompagnato dall’allegra aria de “La donna è mobile” di Giuseppe Verdi, il cortometraggio Pelle di Domenico Davide Angiuli e Tommaso De Rai – presentato alla terza edizione dell’IveliseCineFestival – gioca e ironizza sull’assurdo. Se nella vita reale le donne sono molto attente a perdere peso, facendo attenzione a non assimilare troppe calorie per avere un fisico il più asciutto possibile, nel corto dei due registi il discorso viene ribaltato e spinto ampiamente verso il grottesco. Il dimagrimento (o sarebbe meglio dire deperimento) non è voluto dalla protagonista, ma lei si trova a viverlo e subirlo. Non si conoscono le cause di questo maleficio (o prodigio), però settimanalmente la protagonista vede il suo corpo assottigliarsi.
La costruzione della trama di Pelle, ad opera della sceneggiatrice Elena Contrino, certamente utilizza i toni grotteschi e graffianti, partendo dall’ipotesi “e se invece succedesse questo?”, però vuole flirtare anche con l’horror e la fantascienza. Può sembrare una esagerazione aggiungere questi altri due generi più duri, però ci sono degli aspetti di Pelle che combaciano con ambedue, soprattutto a livello registico. Le immagini sono esangui, come il fisico gracile della protagonista, ma nella narrazione visiva viene portata avanti una perturbante e malata tensione, che alimenta un misterioso terrore in agguato e che improvvisamente potrebbe presentarsi. Dopo tutto, l’arcano dimagrimento è un “mostro” sconosciuto che “divora” i personaggi. Dall’altro lato, Pelle ha corrispondenze con la fantascienza. Il cortometraggio si potrebbe quasi definire una storia che mostra un presente distopico, in cui i personaggi, le ambientazioni, gli oggetti, e finanche il tempo, sono ampiamente reali e tangibili, ma a fronte di questo non si hanno dati concreti per storicizzare e ubicare la storia. Ad esempio la narrazione è suddivisa in tre capitoli “intitolati” semplicemente giovedì, senza ulteriori informazioni di data e anno. Pelle diviene, quindi, un racconto sospeso e alienato, in cui anche lo stile di ripresa adottato diviene esagerato, facendo ampiamente uso del grandangolo, che distorce le immagini. Però il problema di Pelle è che l’idea iniziale non si concretizza e, per ironizzare, resta solo un cortometraggio epidermico, senza una spessa sostanza interna che gli dia consistenza.
Roberto Baldassarre