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Barrage

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VOTO: 7

La conquista del rapporto di sangue

Quanto può essere impegnativo instaurare un rapporto con una figlia, che ha di te a malapena un lontano ricordo? Barrage di Laura Schroeder pone sin da subito questa domanda facendo provare il forte senso di abbandono che la dodicenne Alba (Themis Pauwels) nutre nei confronti della genitrice (Lolita Chammah). Come spesso accade i tasselli vengono a galla col tempo e, cinematograficamente parlando, avvicinandosi all’epilogo del film. Quest’elemento viene enfatizzato in Barrage dallo stato confusionale di Catherine, costretta a scontrarsi col forte legame creatosi tra la nonna (a cui dà volto, come sempre, un’intensa Isabelle Huppert) – che l’ha cresciuta – e la nipote. Non è affatto semplice riconquistare il posto perso nel sistema delle relazioni familiari.
Mossa da un gesto istintivo, la giovane donna prende Alba per portarla con sé in un luogo da un lato caro, dall’altro ci deve ancora fare i conti. Ingenuamente spera e pensa che l’isolamento dal mondo che la figlia ha vissuto fino a quel momento possa essere l’arma “vincente” per avvicinarla a sé. La relazione forzata, in realtà, non aiuta la bambina a lasciarsi andar – la piccola attrice è brava nel manifestare tutta la diffidenza e la scottatura verso chi non c’è stato.
Man mano che la narrazione si dipana, si percepisce come nonna, madre e figlia seguano le proprie idee, andando avanti come un treno, e difficilmente sono disposte a mollare la presa. Un punto psicologico ben tratteggiato e che emerge in maniera preponderante sono le proiezioni di Élisabeth (la nonna) verso la figlia, che quasi a cascata stavano ricadendo sulla nipote.
Optando per il formato 4:3 la regista lussemburghese sembra voler restituire agli spettatori quasi degli scatti fotografici di una famiglia tutta da costruire, talvolta il quadro appare come un’istantanea che cattura i vuoti fisiologici e quelli da colmare (quasi rimbomba il silenzio nella casa-rifugio). Nonostante alcuni cali di ritmo, ci sentiamo di promuoverla come opera seconda, anche per l’abilità che ha nel far riflettere su un tasto che si dà per scontato: i rapporti di sangue. Le relazioni famigliari non sono assodate, vanno coltivate e – ancor più in questo caso – conquistate; al contempo però ci sono lacci da cui bisogna divincolarsi per vivere e trovare il proprio posto nel mondo. La nostra Catherine ha varie sfumature, dalla ribellione a punte di follia e irrazionalità, se possa essere in grado di essere una madre e non solo una figlia della ferma Élisabeth, la Schroeder non ce lo comunica direttamente, rilancia il concetto di barriera del titolo, sospendendo il giudizio. Barrage è stato presentato in Concorso alla 35esima edizione del Torino Film Festival.

Maria Lucia Tangorra

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