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Liberami

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VOTO: 7

Liberaci dal male

In principio c’era il desiderio di una giovane antropologa di realizzare un film sulle ossessioni in tempo di crisi, una sorta di viaggio in prima classe tra le dipendenze contemporanee. Poi la fatale rivelazione: un articolo su Le Monde del 2011 raccontava come il numero di esorcisti in tutto in mondo occidentale fosse cresciuto negli ultimi anni in maniera esponenziale. Europa, Stati Uniti, nessuno escluso. La Sicilia è la Regione in Italia più all’avanguardia in questo campo, con ben 20 preti all’attivo. La Diocesi di Milano ha raddoppiato i suoi esorcisti – da 6 a 12 – ed aperto addirittura un call center. La Chiesa cattolica organizza corsi di formazione per giovani esorcisti. Nella mente della documentarista inizia allora a ricrearsi il puzzle, uno scenario in cui il culto millenario della religione incontra i disagi del post-moderno. È così che prende vita Liberami, film documentario accolto da una pioggia di applausi alla 73° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in concorso per la categoria Orizzonti. Liberami è anche il lungo lavoro di ricerca che Federica Di Giacomo, regista della pellicola, ha ricavato sul campo dentro alle cosiddette messe di liberazione in Sicilia, incontri di gruppo propedeutici agli esorcismi privati. Una terra che sembra essere distante anni luce dai ritmi frenetici della tecnocrazia, un’isola lontana imbevuta di riti e superstizioni ancestrali che ancora sopravvivono alle spinte dell’odierno.
È in questa periferia del mondo che la regista, con la sua macchina da presa, seguirà i vari ritrovi settimanali che Gloria, Giulia, Enrico, Anna e tanti altri faranno con Padre Cataldo – un veterano nella lotta al Demonio – per compiere questo tortuoso percorso di liberazione.
Federica di Giacomo realizza con Liberami un prodotto che ci mostra con sguardo laico e senza pregiudizi questa crescente domanda di spiritualità, l’esigenza sempre maggiore dei nostri tempi nel voler dare un nome e rendere tangibile un male astratto. La possessione diventa il metro attraverso cui misurare i disagi della nostra epoca – tra droghe, povertà e problemi familiari – divenendo così l’ultima spiaggia dopo una via crucis tra rimedi di ogni genere. La cineasta non si sottrae dall’arduo compito di assegnare al suo lavoro una vena a tratti scioccante e a tratti umoristica, laddove la figura dell’esorcista diviene una specie di medico guaritore, uno psicanalista e in ultimo un assistente sociale. I posseduti diventano pazienti di un ospedale sui generis, dove Padre Cataldo incarna invece l’autorità di un predicatore moderno, leader che si muove ed opera in quegli strati fertili alla sua personalità vivendo come un attore esperto due vite differenti: quella dell’orazione e quella del dietro le quinte. Un carisma e una spontaneità campestre che lo renderebbero un personaggio perfetto per una commedia all’italiana, grottesca quanto la quotidianità che sta nel suo lavoro di soldato di Dio.
Liberami però non è un film sulla religione o sul satanismo, si emancipa dall’immaginario collettivo per guardare al fenomeno da una prospettiva differente, è semmai un lavoro sul come la fede può essere vissuta e praticata. Cerca di capire i meccanismi «di una società in cui la ricerca di senso diventa spasmodica come la ricerca di una cura, rapida, efficace e risolutoria […] La possessione e la liberazione raccontati come qualcosa in cui si può entrare ed uscire continuamente». Se la suggestione ricopre un ruolo di spinta in queste dinamiche, portando le sue vittime a contorcersi ed urlare come bestie solo nei momenti topici della cerimonia, è il bisogno di ascolto e di attenzioni a generare i mostri del nostro tempo. «Fino a dove ognuno di noi, credente o meno, è disposto ad arrivare purché qualcuno riconosca il nostro male? Cosa siamo disposti a fare per essere liberati qui ed ora?», si chiede l’antropologa.

Riccardo Scano

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