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La collina della libertà

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VOTO: 7.5

Chissà se un giorno tornerai

La fine del funesto e spietato 2016 ha portato con sé, oltre alle ultime tristi notizie (il decesso lo scorso 27 dicembre dell’adorata e indimenticabile Carrie Fisher), anche una piacevole sorpresa che speriamo in molti avranno scelto di mettere sotto l’albero di Natale. Per coloro che non l’avessero fatto, invece, si è ancora in tempo a rimediare. Gli amanti della Settima Arte e del cinema d’autore presenti nel nostro Paese potranno trascorrere un’oretta scarsa in compagnia di una piccola perla firmata da Hong Sang-soo, quel Jayueui onduk (letteralmente La collina della libertà) che, dopo le prestigiose vetrine festivaliere di Venezia, Toronto e New York nel 2014, approda finalmente in Italia senza passare per le sale, ma direttamente nel mercato home video.
Chi si accontenta gode direbbe saggiamente qualcuno, poiché le pellicole firmate da uno dei maestri del cinema asiatico contemporaneo non hanno trovato spazio nel circuito nostrano se non in pochissime e sporadiche occasioni. Una grave lacuna, questa, colmata solo in minima parte dall’uscita nelle sale con la Tucker Film, nell’agosto del 2013, di In Another Country, oppure dalle messe in onda nel febbraio 2015 di Hahaha (miglior film nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2010) e Oki’s Movie nel palinsesto notturno di “Fuori orario”. Si tratta, però, solo di qualche lodevole iniziativa che non è sufficiente a porre rimedio a una grande mancanza, dato che la filmografia del regista e sceneggiatore sudcoreano annovera tra le sue fila tutta una serie di titoli di assoluto valore, a cominciare dal folgorante esordio del 1996 d’esordio Dwaejiga umul-e ppajinal nal sino al più recente Uri Sunhi, Pardo d’Argento per la miglior regia a Locarno 2013. Proprio in virtù di tale assenza, non possiamo che accogliere con grandissima gioia la pubblicazione della versione in Dvd del film del 2014, per la quale ringraziamo calorosamente Fil Rouge Media. L’acquirente dovrà però accontentarsi del solo film, perché la fruizione del supporto non comprende nessun contenuto aggiuntivo nel comparto extra, nemmeno l’immancabile trailer. Ma ve ne farete presto una ragione, con le immagini, i suoni e le parole che vanno a comporre La collina della libertà che bastano e avanzano a giustificare la spesa. Per una migliore fruizione consigliamo vivamente la traccia audio originale, ben supportata dai sottotitoli in italiano, perché lo sciagurato doppiaggio è, insieme alla siccità degli extra, il neo più grande di questa edizione.
Quella con la quale lo spettatore di turno è chiamato a confrontarsi è una delicata, ironica e dolcissima storia d’amore, di quelle che offrono a chi la guarda un ventaglio di sensazioni e di emozioni di forte intensità, che comprende un sapiente mix di umorismo e di malinconia. Commedia sentimentale e dramma umano si fondono senza soluzione di continuità, quanto basta per lasciare una traccia duratura nella mente e nel cuore. Per farlo, Hong non ha e non ha mai avuto bisogno di clamore e fragore, tantomeno di strugenti, strazianti, travagliate e turbolente vicende amorose. E non ne ha avuto bisogno nemmeno questa volta per dare forma e sostanza a quella che potrebbe essere considerata come una sorta di novella cinematografica, o meglio un racconto breve che mette nuovamente in evidenza un’indubbia capacità di sintesi, quella sulla quale al contrario, ironizzando, non può contare il collega filippino Lav Diaz. In poco più di sessanta minuti, l’autore narra con un tocco leggiadro misto a una semplicità disarmante la vicenda di Kwon, un’insegnante di lingue che riceve una serie di lettere senza data da un ex collega giapponese, Mori, che anni prima le aveva proposto, invano, di sposarla. Questi si è recato a Seoul per cercarla e tentare nuovamente di conquistarla, ma lei è fuori città. Quindi l’uomo, solo e spaesato in un luogo che non conosce, scrive delle lettere alla donna, che questi riceve mescolate, cosa che aumenta ancora di più la surrealtà della situazione. Riusciranno i due a ritrovarsi?
Chi ha già avuto la fortuna di entrare in contatto con il cinema del regista sudcoreano, così personale e fortemente riconoscibile, potrà e saprà scorgere nel poche righe del plot de La collina della libertà tutta una serie di temi e stilemi ricorrenti nella sua produzione di ieri e di oggi, a cominciare dalla riflessione sulla soggettività e sullo scorrere del tempo, ma anche sulla natura dei rapporti, delle relazioni e dei legami.  Ancora una volta troviamo un intreccio di vite consumato lungo assi e piani spazio-temporali paralleli, destinati a intersecarsi oppure no nell’arco della timeline. In tal senso, la mente non può non tornare al già citato Oki’s Movie, dove il triangolo tra la studentessa universitaria Oki, un professore di cinema più grande di lei e un ex studente che sta emergendo come regista, è diviso su più linee temporali. Stessa cosa avviene anche nell’opera prima Dwaejiga umul-e pajinnal, dove le storie intrecciate sono ben quattro. Nella pellicola del 2014, i piani sono due e fluiscono in maniera alternata, con la cronologia degli eventi che non sugue una cronologia lineare. Del resto, quello di rompere, reiterare, mescolare e scomporre, i diversi piani temporali è un modus operandi al quale il regista sudcoreano difficilmente decide di rinunciare. In The Day He Arrives, ad esempio, il protagonista Seong-jun, un regista in piena crisi creativa, si trova a rivivere in loop gli stessi avvenimenti del giorno precedente. Alla semplicità e all’immediatezza delle vicende narrate, basate soprattutto sulle interazioni tra i personaggi coinvolti e sui dialoghi che ne scaturiscono, più che sulle azioni compiute oppure no, Hong contrappone proprio questa complessità strutturale nell’architettura del racconto, che via via che si manifesta sullo schermo assume sempre di più la forma di un puzzle. Una volta che tutti i frammenti narrativi avranno trovato la giusta collocazione, solo a quel punto, ossia in prossimità dei titoli di coda, il disegno drammaturgico sarà completo.
Altra caratteristica di La collina della libertà, che ormai fa parte integrante del DNA cinematografico di  Hong Sang-soo, è il rigore formale nella messa in quadro. Lo stile asciutto ed essenziale, “in coraggiosa controtendenza ad un preponderante e diffuso esibizionismo registico” come sottolinea giustamente Emanuele Sacchi sulle pagine di  Mymovies.it, preferisce la fissità al movimento. La composizione precisi quadri statici non presta il fianco a distrazioni, permettendo allo spettatore di concentrarsi sui personaggi e sulla storia. Insomma, una regia che più funzionale e al servizio di questa non si può.

Francesco Del Grosso

La collina della libertà
Regia: Hong Sang-soo
Corea del Sud, 2014  Durata: 66′
Cast: Ryô Kase, Moon So-ri, Seo Young-Hwa, Eui-sung Kim, Yeo-jeong Yoon
Lingue: Dolby Digital 2.0 e 5.1 | Italiano  Dolby Digital 5.1 | Originale  Sottotitoli: Italiano per non udenti
Formato: 16/9 1.85:1
Extra: assenti
Distribuzione: Fil Rouge Media

 

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