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Italo

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VOTO: 6

Un cittadino a 4 zampe

Esordio cinematografico a quattro zampe per la giovane Alessia Scarso, che, con Italo, si è ispirata alla storia di un tenero cagnolone, vagabondo nel paesino di Scicli, in provincia di Ragusa.
È il 2009, quando in questo minuscolo borgo, fa la sua comparsa un mansueto randagio. Sembra che il paese voglia debellare la piaga del randagismo perciò, in un primo momento, il povero Italo è perseguito dall’odio e dalla psicosi di molti in paese.  Tuttavia, in poco tempo, questo cane color miele converte il cuore di tutti, grazie alla sua tempra straordinaria e coraggio. Questa è la storia vera di Italo, che nel film, invece, è condita con accenti romanzati: appena giunto nel borgo, Italo s’imbatte in Meno (Vincenzo Lauretta), l’introverso figliolo del sindaco (Marco Bocci), da poco orfano di madre. Tra Italo e Meno sorge un’amicizia profonda e leale, che non mancherà di commuovere tutti gli amanti degli animali e, forse, anche qualche scettico.
Il film, dolce commedia romantica, funziona ed è blindato: con cani e bambini si va sul sicuro. E con l’aggiunta di un po’ di poesia casereccia, questi temi profumano sempre di genuino. Quindi largo alle famiglie con bambini, solitari amanti dei cani e fidanzate pronte a commuoversi perché Italo giunge a portare un po’ di serenità e amore a tutti.
Accusare il film di arguta furbizia, non toglie il merito alla regista, che ha costruito un dolcetto delizioso, da gustare con il sorriso sulle labbra. Calda e affascinante la fotografia e la scelta delle inquadrature panoramiche, che dipingono il paesino come un posto lontano lontano, dal tempo e dal resto del mondo, come in una fiaba.
Traballante l’impianto narrativo, pretesto per raccontare i fatti di cronaca che riguardano la vera storia di Italo. Un po’ arrangiata l’interpretazione dei ruoli, salvo quella del cane. Graziosa la scelta delle colonne sonore, che francesizzano l’intero pacchetto.  In conclusione è possibile dire che, sebbene la storia non brilli d’originalità, il film si lascia alle spalle tanta comedy italiana scadente degli ultimi anni, per abbracciare uno stile più educato ed elegante, in direzione europea.
Non resta che puntare l’attenzione sui registi esordienti, che forse potrebbero ancora salvare lo stile e la reputazione della commedia all’italiana, nel nuovo millennio: incrociamo le dita!

Indiscrezioni dal set

Una troupe formata da sole donne” racconta Bocci “ io e il cagnolone eravamo gli unici maschietti”.
Davvero un grande spirito collaborativo tra le donne del set” conferma la regista, che ha dato il via al film con il sostegno della sua produttrice Roberta Trovato.
Lavorare con un cane?  Bocci ha sostenuto: “divertente, ma c’è stato intimato di non considerare il cane per evitare di distrarlo, perciò niente coccole e carezze” e aggiunge scherzando “se il cane avesse potuto parlare avrebbe certamente denunciato la freddezza del set, del tutto inaspettata”.

Federica Bello

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