Questione di incontri
Non è mai semplice parlare di integrazione e tematiche ad esse annessa. Con una storia di poco più di quindici minuti, Matteo Gentiloni riesce con Il suo ragazzo a tematizzarla, sfiorando anche altre tematiche (compreso il lavoro). Il tutto accade posando lo sguardo, in particolare, su un ragazzo e una ragazza. Lei (Claudia Ruza Djordjevic) è straniera, arrivata dalla Serbia in Italia in cerca del suo ragazzo. Si reca al magazzino dove lo sapeva impiegato, ma l’accoglienza che riceve dai primi giovani è di durezza, oltre a una tendenza nel liquidare subito la questione. La macchina da presa la inquadra in quel contesto facendo avvertire immediatamente l’estraneità di Parnì (il nome lo scopriremo solo più avanti), come se l’imponenza e la “freddezza” della fabbrica presagissero la reazione dei giovani a cui chiede notizie. Qualcuno, però, non resta indifferente. Michele (Emin Volti) ricorda Maicon (Shamin Firouzi) e resta colpito dal volto – anche un po’ “disperato” e desideroso di risposte – della ragazza. Lei non desiste e lo attende fuori, a conclusione del turno. Scatta così una ricerca alla volta del fidanzato con la sceneggiatura (scritta a quattro mani dallo stesso Gentiloni con Elettra Pierantoni) che sceglie di depistare lo spettatore di turno, fino a un epilogo che non sveliamo.
Nello sviluppo del plot è interessante notare come i piccoli ma significativi riferimenti in merito al lavoro (compreso quello in nero) arrivino dritti al punto, merito anche della situazione che si viene a creare tra i due. Il regista si dimostra sensibile a specifici temi di stringente attualità – non è un caso che pure in un altro suo lavoro sulla breve distanza, dal titolo Semiliberi, decida di ambientare una particolare storia in carcere.
Ne Il suo ragazzo la macchina da presa segue lo sviluppo dell’incontro tra Parnì e Michele, restituendo nei silenzi e nelle difficoltà della comunicazione tra lingue differenti, ora la paura ora l’accoglienza dell’altro diverso da sé.
L’opera, dopo aver girato tanti festival, si è aggiudicata il Premio per il Miglior Film della sezione “Diritti umani” alla XV edizione del Sa.Fi.Ter Film Festival Internazionale.
Maria Lucia Tangorra