Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Giostra del Saracino (ma non avete mai osato chiedere)
Inutile girarci intorno. Le produzioni cinematografiche che pongono l’attenzione su specifiche tradizioni della penisola o su altre prerogative del territorio, siano esse opere di finzione o più spesso documentari, tendono a destare in noi particolare curiosità. Tale era stato ad esempio l’effetto della docu-fiction di Giovanni Bufalini, intitolata Da sempre, inerente nello specifico alla genesi della processione del Corpus Domini e al grande coinvolgimento emotivo che essa genera nella popolazione di Orvieto.
Spostandoci dall’Umbria alla Toscana, analoga se non addirittura maggiore semberebbe la passione degli aretini per la Giostra del Saracino. E di sicuro rende giustizia a tale sentimento popolare l’avvincente, focoso (come i partecipanti alla Giostra) documentario diretto da Gaetano Maria Mastrocinque e disponibile ora su Amazon Prime: Il Re delle Indie. Dal nome del Buratto, l’automa girevole il cui scudo funge da bersaglio per gli ardimentosi cavalieri impegnati nella sfida.
Una città, Arezzo. Quattro quartieri storici in competizione tra loro. E un evento, la Giostra del Saracino, la cui formula risale agli anni ’30 del Novecento e che di edizione in edizione continua ad essere avvertito, in primis dagli abitanti della città toscana, quale appuntamento di primaria importanza.
Il Re delle Indie è quindi omaggio alla Tradizione. Ma non si limita, in quanto documentario, a testimoniare gli aspetti salienti di tale manifestazione, riproducendo altresì la quintessenza del film sportivo nell’elettrica descrizione sia della preparazione che dello svolgimento del singolo episodio, proposto qui quale orizzonte degli eventi. Una particolare edizione della Giostra, datata 2019, diventa infatti per l’autore l’occasione giusta per illustrare con grande vivacità tutti gli elementi più caratteristici dell’amatissima competizione: le rivalità sedimentate negli anni, il fervore popolare, le baruffe in piazza, le traiettorie esistenziali e la concentrazione in gara dei singoli giostratori, gli altri ruoli inerenti alla rievocazione storica, la trepidazione collettiva in attesa di scoprire quale quartiere si sia aggiudicato la prestigiosa “lancia d’oro”.
Gaetano Maria Mastrocinque sa raccontare tutto questo coi tempi giusti, avvalendosi peraltro di riprese estremamente curate e di un certo impatto mitopoietico della Giostra del Saracino – specie nei suoi momenti cruciali -, nonché di un montaggio in grado di generare grande suspense nella parte finale, quella focalizzata sulla gara in senso stretto, cui lo spettatore assiste quasi in apnea.
Stefano Coccia