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Il passo della lumaca

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VOTO: 7

Attraverso il vetro

In Sardegna non ha ottenuto premi, ma tra i cortometraggi italiani presentati quest’anno al Figari Film Fest quello di Daniele Suraci ha rappresentato una delle scoperte più liete. Anche perché, nella sua apparente semplicità, Il passo della lumaca ha un merito indiscutibile: condensare in circa 6 minuti un breve percorso narrativo, dotato peraltro di una poetica riconoscibile. E questa capacità di sintesi non è poi così comune tra i giovani autori italiani. Un certo lirismo e il dono di saper giocare con l’immaginario infantile costituiscono le fondamenta del lavoro in questione. Lo analizzeremo pertanto nello specifico, cercando di isolare quei momenti e quelle scelte stilistiche che più ci hanno colpito.

Strisciando con la sua proverbiale lentezza, la lumaca del titolo fa capolino sulla vetrina di un negozio, subito dopo che un altro vetro aveva attratto l’attenzione dello spettatore: quello dell’appartamento di fronte, col classico ditino impegnato a tracciare i pensieri di una bambina, dall’aria assorta e probabilmente annoiata, sulla stessa superficie trasparente da cui ella sta guardando giù in strada. Il fatto poi che un bimbetto vivace, entrato nel negozio con la madre, noti subito quel buffo animale sull’esterno della vetrata, fa sì che accidentalmente gli sguardi dei due giovani protagonisti si incrocino. Ecco, la funzione narrativa della lumaca viene così a definirsi, sin dalle primissime inquadrature, un po’ quale minimale “McGuffin”, in grado di catalizzare lo sguardo e le successive interazioni di determinati personaggi, un po’ come una clessidra. Quasi a segnare il tempo di quel fugace incontro. Perché, superata la sorpresa iniziale, i due cominceranno a comunicare a distanza, affidandosi a un rapido susseguirsi di gesti, sorrisi, fantasiose trovate: per esempio i curiosi travestimenti che il bambino, sfruttando gli strani cappelli e altri accessori presenti nel negozietto vintage, continua a ideare per lei. Il tempo della solitudine. Il tempo del gioco. Il tempo dell’amicizia. Il tempo del distacco. Quando la lumaca/clessidra avrà finito il suo giro, anche queste diverse fasi saranno giunte a compimento. Tutto finito? Non ancora, perché la presenza nell’appartamento di una ragazzina un po’ più grande, che si suppone sorella della bimbetta, potrà compensare con una piccola lezione di storytelling il vuoto lasciato dalla fine dei giochi, dal temporaneo oscurarsi del rapporto amicale nato attraverso il vetro. Ed è questo ulteriore slancio creativo a testimoniare, ne Il passo della lumaca, come Daniele Suraci sappia articolare in forme registicamente valide il frutto della propria sensibilità; un qualcosa destinato ad apparire ancora più forte, sul piano emotivo, sulla spinta delle musiche composte da Giordano Corapi.

SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Il passo della lumaca Produzione: Emmeservice, Icarus Factory
Paese/anno: Italia/2013 camera: Red Camera
Regia: Daniele Suraci Durata: 6′ 25”
Soggetto/sceneggiatura: Daniele Suraci
Fotografia: Federico Annicchiarico
Interpreti: Matilde Corapi (Bambina), Jaime Rinaldi (Bambino), Eleonora Russo (Mamma), Anita Sorrentino (Sorella), Marta Suraci (Commessa)
Montaggio: Luigi Mearelli
Musiche: Giordano Corapi

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