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Il cineamatore

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VOTO: 8

Ricordando Jerzy Stuhr

CiakPolska Film Festival 2024: mercoledì 13 novembre 2024, nell’ambito della sezione “Grandi Classici del Cinema Polacco”, è stato proiettato al Palazzo delle Esposizioni di Roma Il cineamatore (Amator, 1979). Poter rivedere uno dei primi capolavori di Krzysztof Kieślowski sul grande schermo è sempre occasione da non perdere. Quest’anno, però, un evento del genere ha assunto per forza di cose una valenza diversa, maggiore, considerando che il protagonista della pellicola (nonché co-sceneggatore) Jerzy Stuhr ci ha purtroppo lasciati il 9 luglio 2024.
Tale proiezione è stata quindi anche un modo per rendere omaggio al grande cineasta ed interprete recentemente scomparso, il quale tra l’altro nel 2019 era stato ospite di CiakPolska proprio al Palazzo delle Esposizioni. E così il cerchio in un certo senso si chiude.

Oppure si riapre: non saranno infinite, le vie del cinema polacco, ma di certo molto suggestive, se si considera che ne Il cineamatore, lungometraggio in cui il meta-cinema si riconfigura quale nervo scoperto della Polonia di quegli anni, fa una breve apparizione anche il regista Krzysztof Zanussi nell’atto di presentare al pubblico del classico cineforum dell’epoca una sua opera cinematografica praticamente coeva, Colori mimetici (Barwy ochronne, 1977). E visto che un Maestro come Zanussi sarà ospite oggi stesso, 14 novembre, al Palazzo delle Esposizioni, dove a venir introdotto da lui e dagli instancabili rappresentanti dell’Istituto Polacco di Roma sarà proprio Colori mimetici, il ciclo dei “corsi e ricorsi storici” s’arricchisce di un altro tassello davvero significativo, emblematico.
Tornando a Il cineamatore, il personaggio impersonato con la consueta sensibilità da Jerzy Stuhr è Filip Mosz, dipendente di un’azienda pubblica folgorato sulla via del cinematografo un po’ come Saulo sulla Via di Damasco. L’uomo, entusiasta per la nascita della prima figlia, ha infatti acquistato una cinepresa Super8 che dovrebbe servire a testimoniare i primi passi nel mondo della neonata, ma ben presto tale strumento diventerà, con grande scorno della moglie di Filip, più gelosa a sua volta della macchina da presa che di tutte le donne guardate occasionalmente con interesse dal sempre più inquieto marito, una sorta di filtro attraverso il quale osservare con occhio nuovo la realtà circostante.

Grezza e per niente supportata da un background adeguato, la “cinefilia” è destinata a diventare per Jerzy Stuhr a.k.a. Filip motivo di affrancamento dalle banalità quotidiane ma anche ossessione particolarmente morbosa, strumento di analisi in grado di far uscire allo scoperto alcune delle tante zone d’ombra della società polacca ma anche arma a doppio taglio, che se usata ingenuamente o con scarso approfondimento teorico può interferire negativamente col proprio ambiente famigliare e di lavoro. Forti di una visione già molto matura della Polonia comunista, del suo grigiore e delle tante, troppe contraddizioni sociali, Krzysztof Kieślowski e Jerzy Stuhr sono riusciti qui a comporre un mosaico la cui impronta meta-cinematografica appare vibrante, sul piano esistenziale, come pure conscia di un assetto socio-politico viziato da opportunismo, ipocrisia e mistificazione.

Stefano Coccia

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