La leggenda dalle mille contraddizioni
Il Premio Oscar Alex Gibney (Taxi to the Dark Side, Mea Maxima Culpa, The Armstrong Lie) dirige con esperienza un altro documentario, Finding Fela!, su un personaggio amato da tanti quanto non compreso fino a fondo negli anni di maggior picco della sua carriera. Il pioniere dell’afrobeat, il Bob Marley d’Africa, Fela Kuti. Gibney sa che trovare Fela – da qui il titolo del documentario – è una missione complicata. Fela Kuti è personaggio complesso e stratificato tanto da un punto di vista musicale quanto da quello ideologico. Per questo il regista si avvale di materiale di repertorio di concerti, foto e video, così come di interviste con amici, colleghi e i figli di Fela.
Gibney va anche dietro le quinte del musical su Fela Kuti diretto da Bill T. Jones, Fela! che ha esordito a Broadway nel 2009 e ne ripropone alcune scene insieme ad una sorta di backstage tra le figure creative dello spettacolo pluripremiato che hanno approcciato il personaggio di Fela Kuti non senza difficoltà. Non è infatti un caso che originariamente questo film avrebbe dovuto documentare la performance della produzione del musical nell’Africa Shrine di Lagos, night club creato da Fela Kuti e sede della musica afrobeat. Perché Fela non è diventato una superstar negli Stati Uniti, come ha fatto Bob Marley nel 1970? Perché la sua musica richiedeva e richiede tutt’ora un orecchio più sofisticato. Si tratta di musica politicizzata, canzoni che vanno avanti fino a 30 minuti con influenze che spaziano da inni cristiani, musica classica, i canti yoruba, jazz, funk, soul – fondamentale ad esempio l’influenza di James Brown – e le percussioni tradizionali del West Africa.
Nato da famiglia cristiana benestante e acculturata, Fela Anikulapo Kuti, ha iniziato il suo percorso musicale cantando in chiesa e studiando poi pianoforte a Londra, dove si è avvicinato alla musica jazz. Dopo un viaggio negli Stati Uniti, la sua vita cambia anche grazie alla relazione con Sandra Iszadore, attraverso la quale si avvicina al partito politico delle Black Panthers e legge la biografia di Malcolm X, che distribuirà ad ogni membro delle sue successive band. Quando Sandra visiterà Fela a Lagos in Nigeria, qualche anno dopo, troverà una persona molto cambiata e arrabbiata, la cui musica esprime frustrazione contro la situazione politica della Nigeria postcoloniale. Fela riesce a sfornare un successo dopo l’altro e si fa conoscere in tutta l’Africa e nel mondo, prima con gli Africa ’70 e poi con gli Egypt ’80. Fela Kuti crea una ideologia politica tutta sua ma non ben organizzata. Forma una comune a Lagos, la Kalakuta Repubblic, che dichiara nazione sovrana e della quale si dichiara “Black President”; invita il suo entourage ad andarci a vivere e offre lavoro a diversi giovani che toglie dalla strada. E’ in quel periodo che Fela avvia l’Africa Shrine, locale diventato poi storico, dove le regole sono quelle del Black President: si suona afrobeat, si fuma marijuana, si beve, si balla, si può parlare male della polizia e del governo. Non solo, in quel periodo Fela vive nella sua comune con le sue 27 mogli o “regine”come le chiama lui, che sposa tutte insieme nel 1978. Proprio il rapporto di Fela Kuti con il genere femminile mostra delle incoerenze molto forti. Fela aveva avuto una relazione con Sandra Iszadore, la quale non sapeva che in realtà Fela, durante il suo primo viaggio in America, era già sposato e aveva dei figli. La donna per lui è sì una regina, ma all’interno della casa le sue mogli devono sottostare alle sue regole. Fela ama le donne, ama il sesso, è promiscuo eppure in tutto questo il suo profondo amore per la madre rimane sempre puro. La morte della madre segna Fela profondamente: Funmilayo Ransome Kuti, pioniera femminista e attivista anti-colonialista viene gettata da una finestra del secondo piano durante uno dei tanti raid della polizia nella comune. Fela Kuti è stato arrestato dalla polizia più di 200 volte durante la sua carriera, e spesso solo perché la polizia voleva molestarlo e picchiarlo. I segni delle percosse sul suo corpo però altro non fanno che intensificare la sua sfida verso i leader militari. Dopo la morte della madre, Fela trova conforto nella spiritualità e si interessa di egittologia – da qui il nome della band Egypt ’80. Dovunque viaggerà sarà sempre accompagnato da una guida spirituale del Ghana – che si rivelò poi essere un impostore- e pochi anni dopo, si rifiuterà di curarsi dopo aver contratto il virus dell’HIV, da lui considerata una malattia che non poteva infettare l’uomo nero. Fela non riconosceva i benefici della medicina occidentale e negli ultimi concerti sono stati in molti a vedere la sua sofferenza.
Fela Kuti muore nel 1997. Significative sono le immagini del suo funerale al quale parteciparono più di un milione di persone. La musica di Fela Kuti ha rappresentato molte persone in Africa e nel mondo negli anni settanta e ottanta e il suo ruolo come attivista nella politica postcoloniale ha ottenuto diversi risultati. Mai come oggi, certe sue canzoni sono attuali. E’ stato un genio musicale, un rivoluzionario e due ore di film non bastano a conoscerlo. Gibney ne è perfettamente consapevole e la sua bravura sta nell’intrattenere lo spettatore per due ore in maniera egregia, anche se lo lascia con molte domande sulla figura di Fela Kuti, segno che, in primis per lo stesso regista, questo di Finding Fela! è stato un viaggio di ricerca tutt’altro che semplice.
Vanessa Crocini