Le espressioni di un cinema vitale
La dodicesima edizione dell’ÉCU – The European Independent Film Festival è ai nastri di partenza in quel di Parigi. Un autentico ritrovo di giovani (e meno giovani) cineasti da tutto il mondo in attesa di far conoscere il valore del proprio lavoro, anche solo per il piacere del confronto, al di là di quella che è la competizione insita in ogni settore della vita.
Tanti film da ogni nazione e di ogni tipologia, lunga, breve, documentaristica. L’apertura è libera da vincoli, ogni espressione artistica troverà la sua compiuta collocazione. Nella sezione dedicata ai lungometraggi drammatici europei si segnalano, per originalità di tematica, il dramma omosessuale B&B firmato dal britannico Joe Ahearn, sul rapporto tra due gay londinesi a confronto con un terzo incomodo. Sempre di rapporti sentimentali in precario equilibrio racconta Rage del polacco Michal Wegrzyn, dove un uomo dal paradigmatico nome di Adam, in crisi coniugale, trova conforto tra le braccia di un’amante non sapendo come e quanto il proprio mondo starà per mutare in modo radicale. Un intrecciarsi di vicende umane narra invece il tedesco Eho di Dren Zherka, film sulla solitudine e l’immigrazione nella nazione guida del panorama europeo. Spazio anche ai film dal resto del mondo, con l’americano Selling Isobel di Rudolf Buitendach, thriller al femminile senza un attimo di quiete ed il poetico The Rainbow Kid del canadese Kire Paputts, storia di un ragazzo affetto da sindrome di Down e del suo percorso esistenziale.
Nella sezione cortometraggi drammatici spiccano invece il curioso, britannico The Crossing di Jack King, sulle problematiche psicologiche di un marito alla prese con l’incapacità di riprodursi e la presenza costante di incubi che lo perseguitano. Attesa anche per The Dog and the Elephant dell’altro britannico Mike Sharpe, sul rapporto affettivo che si instaura tra un giovane pugile ed un’elefantessa. Originale appare anche il progetto riguardante The Oracle del regista francese Nan Feix, sulla fuga di un giovane in una realtà parallela dopo aver commesso un omicidio.
Tra i documentari drammatici spicca lo spagnolo Promises Halimo Can’t Keep di Paula Palacios, ritratto intimo di un rifugiato somalo costretto a lasciare nel proprio paese i suoi due figli orfani di madre alla nonna.
Non manca lo spazio alla commedia europea, con lungometraggi da Spagna e Gran Bretagna come Le Chat Doré di Nata Moreno, sulle creazioni musicali di gruppo improvvisato, e The Driving Seat di Phil Lowe, cronaca di un viaggio in auto che servirà ad una coppia a fare il punto sul loro rapporto.
Preziosa ancorché unica la sezione dedicata ai film realizzati dagli studenti, ove troviamo progetti interessanti come il suggestivo Forest of Echoes dell’austriaco Luz Olivares Capelle, racconti di formazione riguardante tre ragazzi alle prese con un’estate indimenticabile trascorsa al lago. O anche l’americano Head Above Water di Eric Shahinian, dramma sugli effetti del morbo di Alzheimer nell’ambito di una coppia di lungo corso.
Tanto e variegato cinema, insomma. Tutto da scoprire nella sua, magari immatura ma proprio per questo ancora più ammirevole, bellezza.
Per qualsiasi altra informazione rimandiamo al sito del festival: http://www.ecufilmfestival.com/
La redazione