The Italian Dead
«Se c’è un pubblico per un romanzo che parla di zombie che tirano coca e sparano pompini, beh, allora questa cazzo di roba dobbiamo pubblicarla ad ogni costo», disse una volta l’editore di Bret Easton Ellis riferendosi a Meno di zero, il lavoro d’esordio dello scrittore americano. Su quella storia, poi, ci hanno fatto “Al di là di tutti i limiti”, la trasposizione cinematografica, che ha portato il signor Ellis sulla strada del successo (e del denaro), gettando le basi per American Psycho e consacrandolo successivamente come punto di riferimento per un’intera generazione di scrittori.
Gli zombie (e la cocaina) sono anche al centro del lungometraggio E.N.D. – The Movie, diretto dal docente del Cineteatro di Roma, Federico Greco, assieme a due dei suoi allievi (Allegra Bernardoni, Luca Alessandro) con in aggiunta il contributo del già noto Domiziano Cristopharo. Il budget per finanziare le riprese, loro, se lo sono dovuti andare a pescare nella rete, con tanta umiltà e facendo affidamento alla fiducia degli spettatori attraverso il sistema del crowfunding dal sito indiegogo.com.
Nata da un cortometraggio poi aggiustato e corretto, la pellicola è divisa in tre capitoli diversi (Day Zero, Day #1, Day #1466 e Day #2333), ognuno curato da uno di questi giovani autori. Gli episodi seguono un continuum temporale che descrive le vicende di alcuni personaggi dallo scoppio dell’epidemia fino a ben sei anni dopo. L’incipit ci proietta così dentro i bagni di un locale di Roma, in cui il paziente zero, una bella ragazza visibilmente strafatta (Regina Orioli), sniffa una partita di cocaina tagliata male ed aggredisce subito dopo il compagno che si era appena masturbato in uno dei cessi, dando così il via alla catastrofe. Nei due giorni successivi, all’interno di un’agenzia di pompe funebri, nel mentre lavorano ad una cassa da morto molto particolare, il proprietario, l’autista ed il tanatoesteta si accorgono loro malgrado che i cadaveri iniziano a risvegliarsi dentro le bare, proprio quando la radio li avverte del disastro. Nel Day #1466 il mondo come lo conosciamo è già finito. Un ex militare statunitense cerca di trarre in salvo una ragazza incinta e sua madre, rifugiandosi in una casa diroccata in mezzo ai boschi. Il Day #2333 ci descrive invece un paese cambiato, occupato militarmente, in cui i rapporti di forza tra la fazione degli umani e quella degli Z Sapiens si sono completamente ribaltati, i non-morti hanno smesso di vagare inebetiti ed ora comunicano tra loro per mezzo di strani gorgoglii gutturali.
Il cinema, ma anche l’universo videoludico e letterario, hanno trattato la tematica dell’apocalisse zombie, dell’esplosione virale e della sopravvivenza da tutte le prospettive. Basti pensare alla serie dei Resident Evil, da cui Paul W. Anderson ha ricavato poi ben sei film, o al meno noto Dead Island. Dalla loro creazione, gli zombie sono sempre stati in grado di divertire e – allo stesso tempo – di farci riflettere sulla società che cambia, sulle persone che stiamo diventando e che non vorremmo essere. Lo sfondo del survival horror è stato lo strumento per parlarci di dinamiche umane (pensiamo alla fruttuosa serie tv The Walking Dead), intrattenendoci, sì, ma con uno sguardo critico al futuro, dove gli zombie altro non sono che il riflesso di un’immagine dalla quale scappiamo.
Questa forza visionaria, mischiata ovviamente a tanto sangue ed altrettanta ironia, sono proprio le stelle comete che dirigono il lavoro del team romano. Ad iniziare, appunto, dal vettore della pandemia, così insolito ma anche così comune, negli ambienti della movida capitolina, capace di descrivere perfettamente uno scorcio dell’Italia che conosciamo. Il concetto della maternità cerca di ridare (o togliere?) speranza davanti a questo scenario, alla sua riproducibilità, mentre il finale – nell’episodio chiave di tutta la pellicola – confonde buoni e cattivi, e l’istinto selvaggio di ciò che siamo diventati e di ciò che eravamo tende a sovrapporsi diventando irriconoscibile.
La sceneggiatura (curata anche da Roberto Papi e Antonio Tentori, oltre che da Federico Greco e Domiziano Cristopharo) è corroborata da una buona fotografia e da una soundtrack di tutto rispetto. Le interpretazioni, invece, sono un po’ la nota negativa del prodotto, non aiutate di certo da uno script particolarmente denso ed originale. Ad ogni modo, E.N.D. – The Movie non promette più di quello che è in grado di dare (anche per una mera questione economica), ma nella sua piccola dimensione di film indipendente getta le basi per dar vita ad altre opere innovative in un futuro prossimo. Con o senza zombie.
Riccardo Scano