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Cracolice

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VOTO: 7,5

Una Chernobyl in Calabria

Falso d’autore. Presentato assieme al cortometraggio d’animazione Superfunny Button nel corso della prima giornata del Molo Film Festival 2022, Cracolice di Fabio Serpa aveva circolato finora soprattutto in festival dedicati alla fantascienza o a generi affini, vedi ad esempio il Fantafestival. Ma a livello filmico è riconducibile a una tipologia di produzioni assai peculiare, nonché carica a livello formale di sottili implicazioni creative, il mockumentary. Ciò che si vede sullo schermo viene cioè spacciato abilmente per documentario, ma è frutto di una costruzione tesa a confondere i dati reali con qualche artificiosa costruzione narrativa, sovente orientata verso il surreale, che con modi ingegnosi porta lo spettatore a interrogarsi sulla veridicità di quanto gli viene mostrato. L’epidermide del corto in questione può essere pertanto sintetizzata così: Cracolice, paesino marittimo del Tirreno, risulta tristemente nota alle cronache per un evento scoppiato nei primi anni ’90, mai smentito né confermato da autorità timorose di come potesse reagire l’opinione pubblica, ovvero l’incagliarsi nei paraggi della costa di famigerate “navi dei veleni” cariche di rifiuti tossici, per effetto dei quali la popolazione giovane avrebbe poi smesso improvvisamente di crescere, creando degli eterni adolescenti.

Alludendo sagacemente a disastri ambientali reali come la cosiddetta “Terra dei fuochi” in Campania, lasciando scorgere in filigrana le conseguenze di celebri tragedie come quella giapponese di Minamata, citando persino Chernobyl nei titoli dei quotidiani rimaneggiati ad arte, il cineasta Fabio Serpa ha saputo mescolare immagini di repertorio e girato di altra natura per suggerire la possibilità di una terrificante anomalia; qualcosa che, proprio adesso che i venti di guerra tra Russia, Ucraina e Occidente cominciano follemente a contemplare l’ipotesi nucleare nel lessico di politici e militari, ha un suono ancora più sinistro.
Grazie alle finte interviste, al modo volutamente “vintage” di giocare sui formati di tale prodotto audiovisivo (fino ai così caratteristici titoli di coda), alla stessa materializzazione di potenziali aborti della Natura in alcune scene spacciate per documentaristiche, Cracolice riesce con sottigliezza a rendere credibili scenari inquietanti, lasciando nello spettatore ampi margini di riflessione. Proprio come è solito fare il miglior mockumentary.

Stefano Coccia

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