Gli eroi del Mito sono turisti
“Gli Eroi del Mito sono turisti” è senza dubbio un’affermazione provocatoria, che farebbe saltare sulla sedia fior fiore di accademici; fa il paio con il considerare l’eroe mitologico Gilgameš come il primo turista. Teoria provocatoria ma che non manca di interesse. Da dove nasce e perché?
Nasce dall’esperienza del regista finlandese Mika Mattila come turista globale e dall’epifania che questi ha avuto. Tale epifania ha portato il regista a continuare i suoi viaggi, questa volta con uno scopo: accumulare ore ed ore di materiale che sono confluite in questo Carnival Pilgrims, opera presentata in concorso nella sezione Visti da vicino al 39° Bergamo Film Meeting, con la quale il regista pubblica i risultati di queste sue indagini e le teorie che ha sviluppato circa le motivazioni che spingono milioni di persone a partire per visitare terre lontane.
Non riuscendo a celare una nota sarcastica durante alcune sequenze, Mattila organizza un racconto diviso in capitoli e scandito da estratti dell’Epopea di Gilgameš. Persone diverse, esperienze di viaggio diverse vengono accostate senza soluzione di continuità. Il montaggio, gli estratti ed anche la divisione in capitoli sono tutti elementi che rafforzano la teoria presentata dal regista finlandese: fin dal 4000 a.C. nulla è mai cambiato, si tratta sempre della stessa medesima cosa chiamata in molti modi diversi; una indefinibile irrequietezza dell’anima che ci spinge a credere di non vivere abbastanza se non si è viaggiato e si sono visti luoghi lontani. Questa irrequietezza può assumere foggie all’apparenza diverse: il turismo di massa mordi e fuggi, quello stagionale e cafone, quello più culturale ed anche il pellegrinaggio religioso, ma la sostanza è sempre la stessa.
Lo stesso Mika Mattila era uno di questi turisti sempre inquieti e pensava davvero di stare ampliando la propria cognizione del mondo e della vita, poi l’illuminazione; in realtà si trovava incastrato in ciò che egli stesso definisce: “rituali del turismo”: fare cose ben precise, in luoghi ben precisi, insieme ad una moltitudine di altre persone, ed ha cominciato a chiedersi quale fosse il senso di tutto ciò. Facendosi accompagnare dalla figura fantasmatica del mitico re di Uruk, Mattila ripercorre tutta la storia del turismo si può dire, fino a risalire ai primi insediamenti stabili dell’umanità, periodo al quale fa risiedere il primo manifestarsi del desiderio di evasione dal quale ogni turista pare essere animato. Le testimonianze che raccoglie in giro per il mondo, difatti, si assomigliano molto: tutte convergono sul fatto di ricercare un’intensa esperienza emotiva e sentimentale. A volte sì, risulta sarcastico fino quasi a diventare caustico, altre si dimostra invece più comprensivo ed empatico con i viaggiatori che incontra. Sorge la domanda se ha davvero senso viaggiare. Il regista ci offre la sua riflessione: ha senso viaggiare, ma mantenendo un animo aperto alla meraviglia come quello di un bambino, allora sì che il viaggio acquisirà senso.
Luca Bovio