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Cake

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VOTO: 6.5

Dalla commedia al dramma: Jennifer Aniston come non era stata mai raccontata

Un titolo come Cake, associato al nome di Jennifer Aniston, non può che far pensare a una commedia romantica, spensierata, dal sapore dolce, e magari anche un po’ sdolcinato: l’ideale per trascorrere 100 minuti all’insegna di un’agognata leggerezza.  Ma rimarrà deluso, chi si recherà al cinema animato da tale, goliardico spirito senza aver preventivamente letto uno straccio di sinossi: Cake è un film estremamente drammatico, dove Jennifer Aniston, per la seconda volta dopo The Good Girl (2002), si cimenta in un ruolo assai lontano dalla consueta ragazza della porta accanto alle prese con buffe situazioni di vita quotidiana. Candidata al Golden Globe per la sua magistrale interpretazione, l’attrice statunitense farà  comunque dimenticare da subito la piccola delusione subita, rimpiazzandola con un coinvolgimento e un’empatia che solo le migliori performance sanno garantire.
Claire Bennett (Jennifer Aniston) è una donna sola ed estremamente sofferente, perennemente tormentata da lancinanti dolori fisici che la costringono a imbottirsi di analgesici. Provata nel volto e nel corpo, Claire è consumata sin nelle viscere più profonde: il dolore che prova è costantemente accompagnato da un malessere psicologico, così strettamente legato a quello fisico, che non rimane mai chiaro, fino in fondo, quale dei due derivi dall’altro. Un malessere che la rende cinica, sprezzante, aggressiva. E sola: dopo aver allontanato il compagno, gli amici e perfino il gruppo di sostegno, l’unica persona che le rimane accanto è la sua governante Silvana (Adriana Barraza), che a stento sopporta le sue lamentele e la sua noncuranza, ma non arriva mai ad abbandonarla.
Precipitata in un vero e proprio loop, la vita di Claire sembra non avere sbocchi. Ma un fatto piuttosto insolito, e altrettanto drammatico, segnerà un importante spartiacque nella sua esistenza. E le cose inizieranno a prendere una piega diversa.
Cavalcando la scia dei romanzi di formazione, Cake si presenta come un film estremamente introspettivo, che segue, passo dopo passo, il lento percorso di maturazione di una donna data da tutti per spacciata.
Nonostante la banalità della trama e del modo di rappresentare i conflitti intrapsichici che inevitabilmente Claire si ritrova a gestire, il giudizio non può che rimanere, nel complesso, positivo poiché le piccole falle sono ampiamente compensate dalla performance della protagonista e dalla regia che, attraverso scelte ben mirate e mai casuali, dall’utilizzo della steadycam, alle inquadrature in soggettiva, non fa che metterne in risalto l’interpretazione.
Chi, dunque, ha intenzione di rimanere ormeggiato nel pacifico porto della rassicurante Rachel Green, può anche far finta di non aver letto questa recensione.
A chiunque, invece, interessi esplorare l’estrema duttilità di un’attrice capace di dimenticarsi totalmente dei personaggi con cui si è sempre contraddistinta e, soprattutto, di farli dimenticare al proprio pubblico, non rimane che da stupirsi di fronte a Cake.

Costanza Ognibeni

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