L’America che non ti aspetti
Ad inaugurare ufficialmente la 22esima edizione dell’Asian Film Festival, alla presenza del presidente di giuria, l’attore e regista Giulio Base, il film d’esordio della giovane filmaker americana di origine cinese Constance Tsang, Blue Sun Palace, è un racconto inusitato di amore ed emigrazione, ambientato in una irriconoscibile Grande Mela.
Didi ed Amy, giovani migranti della comunità cinese/taiwanese del Queens, lavorano e vivono insieme ad altre ragazze in un centro massaggi; legate da una sorta di sorellanza affettuosa e solidale, si sostengono a vicenda nella quotidianità di una vita tutt’altro che facile lontano da casa. Didi trova un affetto in Cheung, fuggito per problemi economici da Taiwan, dove ha lasciato moglie, figlia e madre anziana, cui manda la maggior parte del suo salario; è l’inizio di una storia d’amore, stroncata sul nascere da una tragedia. Senza Didi, Cheung ed Amy si ritrovano accomunati da una sofferenza profonda, ed iniziano a frequentarsi. Ma due solitudini non fanno un amore.
Blue Sun Palace è un lungometraggio intenso ed atipico; ambientato a New York, della metropoli statunitense non vi è traccia: quella mostrata da Tsang è l’America che non ti aspetti, quella vissuta quotidianamente dalla comunità migrante cinese, lontano dai grattacieli di Manhattan e costretta in piccoli ambienti, dalle stanze divise da tende del centro massaggi alla saletta karaoke, fino al ristorantino specializzato nel pollo piccante. Anche il ritmo della narrazione, che procede lento dando spazio alle emozioni, è lontano anni luce dai ritmi vorticanti di New York e dal cinema hollywoodiano; Tsang si concentra sul dramma di un mondo invisibile, e lo fa con delicatezza e profondità, mostrando la rassegnazione di anime sradicate, spesso vinte, sopraffatte dalla durezza della loro vita, in cerca solo di un sentimento di tenerezza che dia loro luce e speranza. Cheung (l’attore feticcio di Tsai Ming-liang, il taiwanese Lee Kang-Sheng) è il simbolo di questo bisogno di trovare un punto fermo in un mondo che scorre senza meta: la sua solitudine lo porta a cercare un affetto sicuro prima nella vitale Didi e poi nella più riservata Amy, senza però chiarire la sua situazione con la moglie lontana. Amy, spezzata dalla tragedia di Didi e dal sentirsi un ripiego per Cheung, farà l’unica scelta possibile per ritrovare se stessa e ricominciare a vivere.
Blue Sun Palace è un film di speranza e resilienza, che spiazza nel momento della tragedia non annunciata e nella crudezza della violenza senza purtuttavia mostrarle apertamente: Tsang accenna, fa intuire, non ritrae fedelmente la brutalità degli accadimenti ma la lascia nascere negli occhi dello spettatore, con garbo e raffinatezza, riuscendo ad essere così ancora più incisiva, grazie anche ad una fotografia elegante e ricercata. Ciliegina sulla torta, gli attori impreziosiscono il film con l’intensità della loro interpretazione, dal già citato Kang-Sheng alle due protagoniste femminili, Haipeng Xu (Didi) e Ke-Xi Wu (Amy).
Michela Aloisi









