La vendetta è un piatto che va servito freddo
Da qualche anno a questa parte, vuoi per la siccità d’idee, vuoi per l’invito da parte delle tante piattaforme affacciatesi nel mercato o anche per il solo piacere di farlo, il cinema nostrano ha avviato un vero e proprio percorso di riscoperta e rivalutazione del genere nelle sue diverse espressioni, ibridazioni e sfumature. Lo ha fatto, lo sta facendo e continuerà a farlo attraverso una rilettura in chiave contemporanea dei cult del passato o più semplicemente ispirandosi agli stilemi che ne caratterizzano il DNA. Sulla spinta di questo revival non c’è genere o filone che non sia stato chiamato in causa, a cominciare dalla famiglia allargata del crime e del poliziottesco vecchia scuola, quello arcigno, duro e senza mezze misure in voga fra la metà degli anni Sessanta ed i primi anni Ottanta. Così a lungo bistrattato, tanto da essere dimenticato e bollato come figlio legittimo di produzioni di serie Z, il cosiddetto B movie è oggi fonte inesauribile di ispirazione dalla quale attingere, la stessa che ha guidato la penna e la macchina da presa di Gabriele Albanesi per la realizzazione di Bastardi a mano armata, scelto dagli organizzatori del Noir in Festival come film d’apertura della 30esima edizione.
Il titolo è di suo una chiara lettera d’intenti rispetto ai riferimenti ai quali il cineasta capitolino ha voluto rivolgere lo sguardo, rievocandone l’essenza e il modus operandi sin dal prologo, con un mix strabordante di sesso, sangue e morte, dove a generare caos e a fare rumore sono i proiettili e non le parole. Il ché si traduce in puro intrattenimento senza grilli per la testa o derive pseudo-autoriali che lasciano il tempo che trovano e rovinano la festa che il regista di turno ha organizzato sullo schermo. Non è un caso che quando dalle parole si passa ai fatti e a pronunciare le sentenze sono le armi da fuoco e non le bocche dei personaggi, Bastardi a mano armata alza la testa e mostra il suo lato migliore così come è accaduto nel Calibro 9 di Toni D’Angelo. Un film quest’ultimo con il quale l’opera terza di Albanesi, cineasta cresciuto a pane e brividi (Il bosco fuori e Ubaldo Terzani Horror Show), condivide non solo la genesi (dietro c’è in entrambi casi la Minerva Pictures di Gianluca Curti), ma anche la direzione da prendere e seguire dall’inizio alla fine della timeline.
La mission di Bastardi a mano armata è divertire lo spettatore senza se, con pochi ingredienti narrativi e drammaturgici ampiamente codificati, disseminati in un plot ridotto al minimo sindacale per assecondare le esigenze di un progetto che ha le idee chiare su cosa vuole offrire e a chi. Quel qualcuno è un fruitore privo di pretese in cerca di una maionese volutamente impazzita di azione e violenza, con quel pizzico di mistery che serve a costruire un’impalcatura thriller di facile lettura in grado di sorreggere quanto basta un revenge-movie, nel quale la vendetta è il classico piatto che va servito freddo. A metà del tragitto si capisce dove quel minimo di racconto vuole arrivare, ma come in altre operazioni analoghe è un dato che passa in secondo piano. L’epilogo, infatti, concede la grazia solo a chi riuscirà a schiavare la tempesta di piombo che si abbatterà su uno chalet tra le montagne, topografia messa a ferro e fuoco dalla furia omicida di una caccia all’uomo e al bottino come nella tradizione dell’home invasion.
Insomma, due piccioni con una fava che consentono al film di Albanesi di offrire al pubblico uno show balistico che non si nasconde e che va diritto al punto. Al resto ci pensano le facce giuste di un gruppo di attori che ha cavalcato l’onda prestandosi quanto basta per aiutare l’autore a rendere credibile il tutto. A livello di scrittura non ci sono grosse forzature e questo è un bene, come non c’è per sua fortuna nemmeno quel bisogno spasmodico di abbondare e depistare per poi affannarsi nel tentativo disperato di fare quadrare i conti. Si è scelto di percorrere un rettilineo e non una successione di chicane. Motivo per cui Bastardi a mano armata è il risultato di un “viaggio” in sicurezza, privo di sbandate.
Francesco Del Grosso