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Amaremente

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VOTO: 7.5

Omofobia, pessima via!

Li avevamo lasciati alle prese con le avventure di Vincenzo il pastore Lucano. Parentesi godibilissima e quasi goliardica, seppur non fatua, rispetto al concentrato di emozioni e melodrammatici colpi di scena del loro ultimo lavoro, Amaremente. Prima che l’emergenza coronavirus stoppasse la programmazione di qualsiasi spettacolo cinematografico o teatrale, Emanuele Di Leo e Massimo Previtero hanno fatto appena in tempo a tornare, come si suol dire, sul “luogo del delitto”: la premiere del nuovo film è difatti avvenuta al Nuovo Cinema Aquila, la stessa sala che con Caro nipote ci aveva fatto conoscere il loro modo di fare cinema, così genuino e sincero. Rispetto ai precedenti Amaremente è senz’altro un lungometraggio più ambizioso, sul piano narrativo, giacché rivela la volontà di concentrare nella natura talmente intima, sofferta, di un racconto cinematografico ispirato a eventi reali, tutta l’essenza di percorsi di vita che prendono una piega autodistruttiva solo per colpa di costrizioni sociali, scarso dialogo in famiglia e omofobia.

Un altro aspetto importante che ritorna, qui in forma persino più articolata, dialettica, è la relazione tra luoghi di origine posti al Sud della penisola e Roma, quale meta di speranze personali e progetti di vita. Più in particolare è la parabola esistenziale del protagonista, Marco, interpretato ancora una volta con intensità da Massimo Previtero, ad incarnare tale fecondo “bipolarismo”: se ne partirà infatti da un meridione assolato, marittimo, paesaggisticamente abbagliante (la stessa Taranto balzata agli onori della cronaca, ahinoi, per gravi problemi ambientali, rifulge sullo schermo con quel fascino primigenio che ricordavamo a tratti nel film di Winspeare, Il miracolo), poiché vessato da un padre tirannico e da altri omofobi. A Roma penserà di trovare un ambiente più aperto, comprensivo, amichevole, supportato fino in fondo da una madre eroica (altrettanto struggente l’interpretazione di Sandra Pellegrino), vittima a sua volta delle angherie del marito. Ciò che troverà nella Città Eterna corrisponderà in parte ai suoi desideri di libertà, tramutandosi però all’occorrenza in altre forme di ghettizzazione, ipocrisia e diffidenza. Il lungo inserto narrativo di Monte Caprino (in cui vengono rievocati tragici episodi di violenza omofoba, che costarono la vita a un altro ragazzo) risulta in tal senso emblematico.
Attenzione, però: Amaremente non ha l’appeal (solitamente scarso) del classico pamphlet ideologico, racconta semmai con un provvidenziale mix di “ragione e sentimento” quella storia d’amore gay che, saggiamente, non è vista come qualcosa di altro, ma conserva in positivo e in negativo (vedi le letali indecisioni di chi oscilla tra un sentire e l’altro) le stesse prerogative di un tormentato amore etero. Da segnalare, a tal proposito, l’interpretazione ricca di sfumature dell’ottimo Pierpaolo Di Giacomo, ovvero Andrea, coprotagonista e amante di Marco.

Detto questo, a un occhio (e a un orecchio) attento non sfuggiranno neanche i problemi di montaggio, di missaggio sonoro e di continuity cinematografica che un prodotto del genere, girato nell’arco di diversi mesi e con mezzi assai ridotti, senz’altro rivela. Questo è il rischio cui va incontro tanto cinema indipendente. Ma Previtero e il regista Di Leo, ovvero la DilPrevCineFilm Production, costituiscono anche una sorta di factory che lavora con spirito solidale, sinceramente appassionato, per cui si può altresì dire che l’impegno del cast artistico e tecnico abbia fatto miracoli. Nota di merito per le musiche di Angelo De Maio, compositore in grado di interpretare con vivacità e finezza i cambi di umore del film stesso. E poi le amiche di Marco, ossia quei personaggi istrionici, buffi, vitalistici, che inseriscono un’apprezzabilissima nota di umorismo e delicatezza in una storia altrimenti così sofferta, drammatica: deliziosi quindi i siparietti d’impronta naïf che vedono protagoniste Antonella Banchero, già vista all’opera in Vincenzo il pastore Lucano, ed una fresca, sorprendente Michela “Scarlett” Aloisi, che invece è al suo primo film con Previtero e Di Leo, ma può vantare valide esperienze (oltre che come giornalista dello spettacolo, spesso presente sulle pagine di questa rivista) anche nel teatro e nella stand-up capitolina.

Stefano Coccia

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