Mutant Aliens
Ripescando il titolo di un irresistibile comic book (e del corrispondente film d’animazione) di Bill Plympton, Mutant Aliens, abbiamo voluto introdurre in modo giocoso il nuovo lavoro di Federico Sfascia, che ci aveva già regalato un perverso piacere con il suo lungometraggio d’esordio, I REC U. Ci sono per l’appunto creature provenienti dallo Spazio, in quest’altra scoppiettante sarabanda prodotta anch’essa in forma del tutto indipendente: Alienween. E le impressionanti (ma al contempo grottesche) forme di possessione aliena (se così vogliamo chiamarla…) descritte nel film, oltre a riecheggiare un cinema di genere anni ’80 che continuiamo ad amare molto, non hanno fatto altro che confermare tutta l’artigianale creatività del giovane cineasta.
Il pubblico romano ha potuto prendere confidenza con questa ennesima follia cinematografica nel corso del 36° Fantafestival. Ma noialtri avevamo giocato d’anticipo. Nel senso che una precedente proiezione di Alienween ci era stata comunque regalata dal Future Film Festival, svoltosi a Bologna qualche mesetto fa. E rispetto a quella romana, curiosamente più castigata, la presentazione bolognese aveva avuto un esito quasi pirotecnico: il compositore della colonna sonora, con la complicità degli organizzatori del festival, si era impadronito per qualche minuto del vecchio piano del Lumiere, regalandoci così una sua improvvisazione dal vivo; mentre l’incontenibile Sfascia, impadronitosi a sua volta del microfono, aveva duettato a lungo col resto del cast e col padrone di casa Carlo Tagliazuccca, dando vita a una performance oratoria tanto delirante quanto esilarante e genialmente chiassosa.
Queste piccole “note di colore”, forse un po’ ridondanti, ci erano utili a introdurre il personaggio. Tutto il resto lo dice il film. Film ricavato da un piccolo budget, come accennavamo prima, ma capace di mascherare la sua “povertà” attraverso la verve degli interpreti, la sapienza artigianale dei trucchi in scena, i cromatismi esasperati, la ludica visionarietà degli interventi effettuati in post-produzione e tanta, tanta, tanta ironia.
La trama, ben bilanciata tra humour e sentimento, tra avventura e orribili mutazioni, prevede che un gruppo di giovani debba confrontarsi, nella notte di Halloween, con una strana pioggia di meteoriti che fa da preludio all’incontro con creature aliene, foriere di raccapriccianti mutazioni corporee. Il fatto che tra i protagonisti ci sia Guglielmo Favilla, un nome, un volto e una garanzia per i più vivaci e appassionati prodotti di genere realizzati in questi anni, nel panorama indie italiano, è indice di come anche le scelte di casting si siano rivelate assai azzeccate. Oltre alle disavventure del gruppetto in questione, del resto, si faranno parecchio apprezzare i siparietti umoristici generati da uno strambo programma radiofonico, in onda la notte, con il rude dj Alex Lucchesi impegnato a vessare la povera stagista Francesca Detti: presenze alquanto significative, queste, che testimoniano peraltro lo stretto legame del cinema scanzonato e brillante di Sfascia con quello già portato avanti dai Licaoni, film-maker livornesi parimenti votati alla sperimentazione sui generi. L’archetipo della casa infestata, l’amore per Carpenter, il richiamo lontano ai B-movies degli anni ’50, le gag da animazione giapponese, sono tutti elementi che in Alienween confluiscono, magari disordinatamente ma con un bizzarro e comunque centrato gusto della narrazione, nel dipanarsi di una storia che forse perde un po’ di slancio quando la parte più romantica dello script (e forse dell’animo) di Sfascia prende il sopravvento, per poi generare altro spettacolo allorché le trovate più irriverenti, dissacranti e fuori di testa tengono banco, indirizzando la visione verso picchi di notevole inventiva.
Stefano Coccia