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After Louie

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VOTO: 7.5

Dopo la Rivoluzione

Ha lo sguardo del reduce Sam, quello di chi ha combattuto, ha perso molto ed è sopravvissuto. Lo sguardo di chi, ora, si chiede se tutti quegli anni di lotte e sofferenza siano serviti a qualcosa.
Mentre il mondo va inevitabilmente avanti, l’AIDS non fa più così paura e i gay possono persino sposarsi, Sam, vecchio attivista della prima ora, rimane indietro, guarda con diffidenza alle nuove generazioni che danno tutto per scontato e a una comunità che ritiene oramai disgregata e completamente disinteressata alla lotta, e finisce per isolarsi, rifugiandosi nel progetto di un documentario dedicato a un suo grande amico e compagno, morto proprio di AIDS vent’anni prima.
Sarà l’incontro con il 29enne Braeden a scuotere Sam dal suo guscio di pregiudizi, facendogli mettere in discussione la sua disincantata visione del mondo e portandolo a fare i conti con i fantasmi del passato e con i frutti di una rivoluzione oramai inevitabilmente (e necessariamente) conclusasi.
Ha qualcosa di veramente sorprendente After Louie, opera prima dello statunitense Vincent Gagliostro presentata nell’ambito del 32° Lovers Film Festival. Nel raccontare la storia di un uomo “arrabbiato perché la gente non si arrabbia più”, c’è tutta la complessità di un tema universale (lo scontro generazionale, l’impegno politico, la disillusione ecc…) e, insieme, l’intima, quotidiana rappresentazione di un gruppo di persone, dei loro affetti e delle loro paure.
Difficilmente al cinema – in particolare in quello statunitense – la quotidianità di individui omosessuali è stata tratteggiata con tanta schiettezza e autenticità, con un tocco realmente capace di coglierne lo sguardo critico sul presente, tra contraddizioni e desideri.
Dietro alle interpretazioni maiuscole dei suoi interpreti (Alan Cumming su tutti) e a una regia solida e a tratti inventiva (il regista, come il suo protagonista, viene dal mondo dell’arte) ma perfettamente a suo agio anche nelle logiche della commedia e del dramma sofisticato, After Louie – così come Sam – scende a patti con un presente necessariamente cambiato, dove i vecchi gay, un tempo scandalosi e provocatori, si sono lentamente imborghesiti e gli obiettivi, le necessità, i desideri della comunità si sono spostati da tutt’altra parte, lasciando tutt’al più il tempo per qualche video nostalgico, per qualche sofferto testamento che nessuno vuole più vedere.

Mattia Caruso

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