Un inno alla vita
In anteprima nazionale al Biopic Fest di Roma domenica 24 settembre 2023 alle 19.30, Addicted to Life di Pola Rapaport è il film testamento della campionessa paralimpica belga Marieke Vervoort; la giovane e coraggiosa donna, affetta da una mielopatia progressiva estremamente dolorosa e sempre più invalidante, nel 2008 ha infatti firmato i documenti per il diritto alla morte assistita, secondo le leggi belghe.
Più di un documentario, Addicted to Life è un inno alla vita; l’aver firmato le carte, infatti, vediamo aver dato a Marieke la serenità ed il coraggio per affrontare al massimo la sua vita, traendone il senso più profondo e godendo di ogni istante di gioia. Campionessa di triathlon, il sogno infranto del Campionato Ironman del 2007 alle Hawaii dovuto al peggioramento delle sue condizioni è il punto di svolta; anziché arrendersi, Marieke ha cambiato rotta, vincendo l’oro alle Paralimpiadi di Londra del 2012 e ai campionati mondiali di atletica paraolimpica di Doha nel 2015. Altre medaglie e l’affetto mondiale l’aspettano alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016, le ultime della sua breve ma intensa esistenza: avviene qui il suo addio allo sport, ma non alla vita, di cui la Vervoort è, al contrario, dipendente, come si evince dallo stesso titolo del biopic. Una famiglia fortemente di supporto, tanti amici sinceri, il fedele cane Zenn, le saranno accanto fino all’ultimo, quando la scelta della data sarà fatta ed il momento dell’addio irrevocabile.
Addicted to Life tocca un argomento controverso ed ampiamente discusso: l’eutanasia viene vista infatti per lo più come un omicidio, e come tale in molti Paesi condannata. Il Belgio ha in tal senso leggi speciali, che consentono la morte assistita dando alla persona il libero arbitrio sulla propria vita. Ed è questo pieno controllo sulla sua vita a dare alla campionessa la forza per continuare a viverla; aspetto, questo, da lei più volte sottolineato e di cui bisognerebbe tener conto nell’ottica di una diffusione della legge anche in altri Paesi, come in Italia. Quel che emerge dal film, infatti, non è l’ineluttabilità della morte ma la sacralità della vita, conseguente proprio alla scelta consapevole di Marieke; ogni immagine, anche quella più dolorosa, è pregna di vita e di amore per essa.
La Rapaport, che ha girato questo film testamento seguendo la Vervoort nel suo percorso alternando le vittorie olimpiche alla quotidianità della vita privata, i momenti di gioia a quelli degli attacchi dolorosi, ci lascia una immagine dell’atleta e della donna al tempo stesso delicata ed intensa, incorniciata da una fotografia splendida ed a tratti quasi simbolica; rendendo il suo Addicted to Life un vero Inno alla Vita.
Michela Aloisi