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Wotakoi: Love is Hard for Otaku

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VOTO: 8

Tutti i colori di Tokyo

Il volto noto del Giappone; cioè il mondo di manga anime e cosplayer; questa è la Tokyo che ritroviamo nell’irresistibile film di Fukuda Yuichi, Wotakoi: Love is Hard for Otaku, presentato alla 22a edizione del Far East Film festival.

Tratto dall’omonimo fumetto di Fujita, Wotakoi è essenzialmente un live action dello stesso: una storia d’amore che scorre al ritmo di un manga, divertente, frizzante, colorato. I due protagonisti sono otaku, cioè giovani appassionati fans di fumetti, manga, videogame, cosplay; quelli che nella nostra realtà più conosciuta sono in fondo i nerd; nello specifico, il giovane Hirotaka è un otaku dei videogiochi mentre la sua amica d’infanzia Narumi è una otaku di anime. I due, ormai cresciuti, si ritrovano casualmente sul posto di lavoro; uno shock per Narumi, che, lasciata dal suo ragazzo proprio per il suo essere una otaku, è ora ben decisa a nascondere a tutti, colleghi compresi, la sua “identità segreta”. Viceversa, Hirotaka non ha problemi a tal proposito, ed il suo essere un otaku dei videogiochi è noto a tutti; accetta però non solo di tener nascosto il segreto della sua vecchia amica, di cui è in realtà innamorato, ma finanche di aiutarla a ‘comportarsi da non otaku’.
Eccoli allora comportarsi come una ‘normale’ coppia di fidanzatini a Shybuya, quartiere dello shopping di Tokyo, mentre Narumi sogna di essere a Ikebukuro, il paradiso degli otaku; ma la loro storia, fortemente desiderata da Hirotaka, che per comprendere ed avvicinarsi all’amata Narumi è disposto anche a trasformarsi in otaku di anime, è ostacolata dalla ragazza stessa, che non vuole un fidanzato otaku. Eppure i due sono fatti l’uno per l’altra, ma il lieto fine dovrà passare attraverso incomprensioni ed ostacoli creati da loro stessi.

Quello di Fukuda Yuichi non è un tipico film sugli otaku, ma un vero e proprio musical manga, in cui il mondo otaku è sempre presente, con riferimenti più o meno evidenti; dagli occhiali a sguardo laser di Hirotaka (che tra l’altro è identico al manga originale) al Comiket, mercato dedicato a manga e anime che si svolge a Tokyo due volte l’anno (l’equivalente estesa dei nostri Romics e Lucca Comics), dove si possono trovare oggetti rari e manga autopubblicati, dagli eventi live dove si esibiscono in concerto i doppiatori di anime giapponesi, ai BL (Boy’s Love, fumetti incentrati su storie d’amore gay, di cui la stessa Narumi è creatrice), dalle stanze dei protagonisti che riflettono la loro passione ai cosplayer, protagonisti impliciti del film. Sembra davvero che il manga di Fujita prenda vita, con musica, canti e balli; i numeri di musical sono composti da Sagisu Shiro ed interpretati magnificamente dai protagonisti, gli attori Takahata Mitsuki e Yamazaki Kento, ma anche dai comprimari; notevole l’interpretazione calda del barman del bar John Doe e della ‘rivale’ di Narumi, la sofisticata Hanako (Nanao), che rimanda alla memoria sia Crudelia De Mon che Jessica Rabbit con la sua Why dont you do right? Se Hanako è la ‘rivale’ di Narumi, il rivale di Hirotaka è Taro, attraente responsabile del gruppo di lavoro della stessa Narumi; ma la divertente scena del confronto finale tra i quattro innamorati rivelerà ben altro.

La frizzante Narumi e l’imperturbabile Hirotaka avranno il loro lieto fine? Wotakoi: Love is Hard for Otaku è in fondo una storia d’amore; e i nostri due otaku sono perfetti l’uno per l’altra. Trasponendo il manga originale sul grande schermo, il regista non solo ci mostra uno spaccato del Giappone moderno con toni frizzanti e comici, portandoci al contempo in un mondo fatto di musica e colori, ma ci descrive la difficoltà che abbiamo, oggi, di riconoscere l’Amore.

Michela Aloisi

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