L’arte del “pastiche”
Inimitabili anni ottanta. Per come il cinema aveva il coraggio di reagire, sperimentare, superare le barriere virtuali del classicismo per girovagare alla ricerca dell’insolito, più che della banalità dell’eccentrico.
La ripubblicazione home video, da parte della CG Entertainment, ci permette di tornare a parlare di uno dei titoli chiave per comprendere a fondo la portata di tale discorso, nonché riflettere ancora una volta sull’importanza del suo autore nell’ambito di un cinema spontaneamente transgenere. Signore e signori, si riflette su Tutto in una notte (Into the Night, 1985) di John Landis. Un’opera che raggiunge lo zenit di un modello di cinema molto imitato e mai raggiunto, a tali livelli. Un lungometraggio che segna il vertice di una parabola – quella intrapresa dal cineasta originario di Chicago – tanto cinematograficamente obliqua quanto spiazzante nella sua capacità di mescolare organicamente generi e contenuti tra loro distanti, in apparenza, anni luce.
Tutto in una notte – il titolo italiano esagera per difetto – può essere visto come saggio sociale, una ricognizione sulle angosce e la voglia di evasione del tipico middle class man americano. Ma anche, andando oltre, come saggio politico su un paese ossessionato e impaurito dalla sua multirazzialità. Parliamo di oltre trent’anni orsono e sembra che il ciclo storico abbia tutte le intenzioni di ripetersi, con i “cattivi” che provenivano dall’Iran e, in parte, dalla Francia. Cioè la vecchia e civile Europa così invisa al neo-presidente Trump. Lungimiranza di un titolo evergreen oppure dell’incapacità cronica di fare tesoro della Storia? Torniamo al Cinema. Nessuno come Landis ha saputo fondere in modo talmente perfetto commedia e dramma unite dal filo invisibile dell’assurdo. Nell’incipit di Tutto in una notte si parte con la soggettiva di un aereo che atterra su una pista illuminata a giorno. Poi panoramica su alcune auto coinvolte in un brutto incidente stradale, intramezzate dall’inquadratura di uno dei tanti locali aperti ventiquattro ore su ventiquattro. Landis ci dà il benvenuto all’interno di un viaggio a Los Angeles, luogo ideale dove la stranezza si rende normalità. Quindi ci annuncia una full-immersion nell’esistenza di Ed Okin (impagabile l’allampanato Jeff Goldblum in versione goffa e tuttavia pronta, sia pur con qualche riserva, all’azione). Il quale non riesce a dormire, scopre il tradimento della moglie e se ne va solo, nottetempo, in aeroporto, luogo di crocevia metaforici per eccellenza. Qui incontra, rocambolescamente, la giovane Diane (una Michelle Pfeiffer al massimo del fulgore estetico) in fuga da quattro orientali – si scoprirà poi iraniani, anzi persiani – tanto imbranati quanto spietati. Ci sono di mezzo degli smeraldi, ma è un pretesto. Il giro sulla giostra comincia. E in Tutto in una notte c’è davvero di tutto. Momenti kafkiani e comicità slapstick. Omicidi drammatici – quello di Kathryn Harrold sulla spiaggia è mostrato in modo davvero impietoso nella sua tragicità – alternati a morti da barzelletta. Satira sulle idiosincrasie di una nazione capace di qualsiasi nefandezza per il benessere economico e feticci fantasmi (Elvis Presley) che si muovono nell’immaginario collettivo come si trovassero in una natura morta. E infine c’è la parentesi sentimentale, con un amore, quello tra Ed e Diane, che cresce fotogramma dopo fotogramma, disavventura dopo disavventura. Con il sorriso sulle labbra o senza.
Rivedendo Tutto in una notte si prova la sensazione di tornare in famiglia, di partecipare ad una sorta di happening dove incontrare icone scomparse e non. Perché la notte è territorio ectoplasmatico per eccellenza; perciò risulta quasi naturale l’apparizione in camei di David Bowie, Roger Vadim, Jack Arnold, Richard Farnsworth, Don Siegel, Paul Bartel e Paul Mazursky. Oltre che di tanti altri miti (come David Cronenberg, ad esempio) tuttora in vita. Una dimensione di Cinema per l’appunto intimo e “famigliare” impossibile da recuperare ora, nella quale può capitare che lo stesso regista si ritagli l’esilarante ruolo di sicario iraniano pasticcione e dallo sparo facilissimo. E per tutto questo una notte non può essere sufficiente, ce ne vogliono almeno due. Come ci dice la diegesi di un’opera assolutamente da possedere a dispetto della spartana edizione priva di extra: per placare la nostalgia di coloro che quel periodo lo hanno vissuto e per (ri)scoprire cosa covava sotto la cenere del più leggendario decennio cinematografico che sia mai esistito.
Daniele De Angelis
Tutto in una notte
Regia: John Landis USA, 1985 Durata: 115′
Cast: Jeff Goldblum, Michelle Pfeiffer, John Landis
Lingue: Italiano 5.1, Italiano 2.0, Inglese 2.0 Sottotitoli: Italiano
Formato: 1080p 1.85:1
Extra: Galleria fotografica
Distribuzione: Pulp Video per CG Entertainment