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The Strange Sound of Happiness

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VOTO: 5

Scacciapensieri On the Road

The Strange Sound of Happiness è prima di tutto un documentario completamente on the road, in tutte le sue sfaccettature produttive. Non solamente con riferimento alle vicende narrate da Diego Pascal Panarello nella sua opera, ma anche nei suoi lati estremi, cioè quello della pre-produzione e quello della distribuzione. Per concretare questa idea, cioè mettere in immagini questa fantasmagorica scoperta, nel lontano 2012 Panarello ha dovuto avviare un crowdfunding, ovverosia “girovagare” (on-line) per raccogliere i fondi necessari. E una volta completato, la distribuzione del piccolo documentario si sta svolgendo attraverso un lungo itinerario per le sale che lo vogliono proiettare.

Al centro del documentario c’è questo piccolo oggetto di metallo, comunemente chiamato scacciapensieri, uno strumento musicale molto noto anche a livello cinematografico, sentito, e sovente visto, in molti film. Normalmente in pellicole di ambientazione siciliana, in particolar modo nelle storie di mafia ancora di stampo “agreste”, ma strumento musicale utilizzato anche dal Maestro Ennio Morricone, che lo utilizzò negli indimenticabili titoli di testa di Per qualche dollaro in più. Panarello, però, seppure abbia realizzato un prodotto filmico, e vuole creare una “ode” a questo “affarino di ferro”, non gli interessa l’aspetto “glamour” e cinematografico, ma vuole descrivere come lo scacciapensieri sia fortemente presente anche in un’altra cultura che ha casualmente scoperto, distante “anni luce” dalla Sicilia. L’essersi imbattuto casualmente, a Parigi, in un suonatore di scacciapensieri della Jacuzia (o Sacha), piccola repubblica situata nella Siberia Orientale, gli fa capire da un lato che tale strumento non è prerogativa solo della sua terra d’origine, e dall’altro gli instilla una voglia di scoprire le radici di tale strumento, soprattutto nella fredda Jacuzia. Come già accennato in precedenza, scacciapensieri è il nome comune, mentre in Sicilia viene chiamato Marranzànu, e nella lontanissima Jacuzia viene denominato Khomus, che significa “uomo magico”. In questo viaggio esplorativo Panarello scopre che tale strumento idiofono è culturalmente fondamentale in due poli (quasi) opposti del mondo, e se in Sicilia è uno strumento legato alla tradizione popolare e terrena, e con il tempo è divenuto un oggetto souvenir, nella sperduta Jacuzia è uno strumento con ascendenze mi(s)tiche, cui è persino riservato un museo. Se per un attimo si riflette sulla creazione di tale strumento, ci si accorge che ha delle ascendenze mitologiche, essendo realizzato completamente da un fabbro, che come il Dio Efesto (o Vulcano), forgia il ferro fino a dargli la fisionomia – e quella particolare magia di suono – che tutti conosciamo. Ad esempio il fabbro conosciuto da Panarello in Jacuzia viene chiamato Maestro, e i suoi modi sono come quelli di un filosofo zen, prima ancora che di semplice artigiano ferraio. Nel narrare questa epifania musicale, prima di tutto personale e successivamente per gli spettatori, Panarello utilizza uno stile adolescenziale, mettendosi al centro della vicenda in maniera scanzonata e, in modo altrettanto ironico, intesse il documentario di svolazzi fumettistici “lisergici” che vogliono sottolineare e accompagnare le dolci visioni che suscitano i suoni dello scacciapensieri. All’esordio alla regia, Diego Pascal Panarello come ogni giovane filmakers mette dentro tutta la sua passione, non solo per l’oggetto studiato e amato, ma anche nella forma di narrare tale scoperta. The Strange Sound of Happiness, però, non è un completo compendio organologico (lo scacciapensieri è presente anche in molte altre culture, con differenti nomi), ma solo un colorato diario di viaggio su quanto ha vissuto l’autore. Vivace nel narrato e a tratti piacevole in qualche scenetta, con qualche gustosa chicca informativa sconosciuta su tale strumento, ma poco soddisfacente nel suo complesso.

Roberto Baldassarre

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